Paura della bellezza - aforismi
Gli aforismi di Velio Carratoni compongono una sorta di testamento spirituale,
denso di pensieri brevi, talvolta profondi ma anche leggeri, di una semplicità
voluta perché diretti a far riflettere il lettore sulla realtà.
Con interrogativi e sentenze, l’Autore tocca questioni inerenti l’attualità, il
costume, la cultura, la politica, la psicologia e la società.
La ricerca della verità, tratto distintivo della sua produzione, caratterizzata
da un realismo “trasgressivo” – come lo definì il critico Stefano Lanuzza
–, si
ritrova anche nel testo, in cui lo scrittore afferma: “Meglio pane al pane che
versi manipolati per sfoggiare false pretese”.
Si coglie una nota di pessimismo quando Carratoni, nel rilevare la decadenza dei
tempi attuali (“tempi da ultimi giorni di Pompei”), sostiene che la scrittura
non debba tradursi in un ripiegamento su se stessi perché ciò sarebbe in
contraddizione con la sua funzione comunicativa, rendendola sterile.
Si può condividere, dunque, il livore polemico sia nei riguardi di un sistema
culturale che esalta scrittori e intellettuali inconsistenti quanto spocchiosi
(“Certi autori si sentono alti papaveri”) che verso la politica, ridotta ormai a
un eterno teatrino, “un bene da rapinare” nel quale “ogni idealità viene
disprezzata e derisa” e il destino della gente comune è quello di essere
manipolata, “imbrogliata da cialtroni”.
Alcuni frammenti ruotano attorno alla bellezza, di cui si ha paura perché
confonde – a differenza della cultura “che svela” – nel suo essere ingannevole e
di per sé sfuggente. Oggi la bellezza, sempre più confusa con l’esteriorità, si
lega all’apparenza al punto da “degenerare in una mascherata”.
Gli aforismi non si prestano a una lettura frettolosa: ogni frase induce a
meditare e a mettere in discussione le certezze acquisite perché, come direbbe
Carratoni, “il dubbio ci salva”.
|