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A proposito di Slanci e partecipazione, poetica raccolta
antologica di 15 autrici fiorentine, già
figurativamente presentata con un breve abstract dalla introduzione di Lia
Bronzi nel precedente numero della rivista, offriamo ora ai lettori uno speciale
commento del volume, già
presentato alla Libreria Edison dalla stessa Lia Bronzi
insieme ad Enrico Nistri, ed alla Camerata
dei Poeti di Firenze nel maggio scorso.
Senza nulla togliere, anzi molto riconoscendo nella misura dovuta ai
suoi noti e giustamente acclamati meriti
all'illustre critico, ma continuando qui idealmente a parlare, da donne, e come
donne, di noi donne di quella creatività
declinata al femminile
(rivendicato "con", mai "contro", quindi "oltre" ogni vetero-vieto ideologismo
preclusivo)riportiamo alcuni significanti
passaggi di quel commento di Lia Bronzi, critico letterario e d'arte di
lunga professionalità e sensibile cultura. Traducendo il postulato di ogni
diversa, riconoscibile, unicità di percorso all'interno della
imprescindibile unitarietà nell'azzardo comune della praticabilità poetica, ella
ha saputo cesellare infatti, con il sottile bulino della sapienza, 15
pregevoli ritratti precisi e definiti come miniature di Holbein, dove le
peculiarità artistiche – e non solo – di ognuna delle 15 emergono
sottolineate in tutto il loro inciso e incisivo spessore.
Con
ardita, sagace, pregnante raffinata esegesi introspettiva della superficie
testuale, Lia Bronzi riconosce, interpretando, le differenti coordinate del loro
sentire nell'ambito di una "coinè"
post-ermetica fiorentina agli albori di questo III millennio.
Alla domanda "esiste questa coinè?", da
lei medesima suscitata dall'attenta, analitica lettura dei 15 testi, visitati
come una disseminazione della loro singolarità espressiva nell'imprimatur di
una comune tradizione d'idealità,
così ella risponde:
"L'antologia Slanci e partecipazione (15
poetesse fiorentine) si pone nel contesto
storico-letterario attuale come punto d'arrivo di una
trasformazione antecedente ed al contempo come tradizione, ed
è
organizzata in modo da configurarsi come panorama rappresentativo e distinto
nella varietà
dei generi, delle tendenze, dei tipi di scrittura provenienti dal fervore diffuso
per l'espressione scritta, per il naturale e
irrefrenabile prodursi della scrittura personale : testimonianza, senza alcun
dubbio, di una reazione individuale e collettiva in forma liberatoria e
libertaria del linguaggio scritto, segreto e privato, che infrange la solitudine
nel momento stesso in cui si esprime, nell'apporsi del nero su bianco. Le
tendenze emerse della poesia delle 15
poetesse sono essenzialmente tre:elegiaca, religiosa (o di religiosità)
e civile. L'elegia moderna più
ortodossa in cui rientra la linea ufficiale del '900 italiano
si regge sul presupposto antropocentrico
della felicità
negata o resa impossibile,
mentre la poesia di Campana
è
soggetta alla mistica orfica e nietzschiana dell'eterno ritorno. Ambedue le
tendenze sono riscontrabili nell'antologia, per cui si può, a buon diritto,
affermare che le poetesse presenti possono vantare la loro appartenenza alla
poesia intima e sofferta, intensa e colloquiale, calibrata sugli
aspetti più
vivi e significativi della modernità, sui
rapporti umani, sui sentimenti amorosi, ma anche volta alla sensibilità
per il metafisico della vita e la metapsichica trascendentale. Il denominatore
comune delle 15, dunque, è
riscontrabile in versi che respirano un'aria nuova, liberi di farlo perché
si nutrono della libertà
sintattica ereditata, mentre il discorso
libero
è quasi sempre colloquiale, talora narrativo, a volte più ermetico,
ricco di metafore e simboli, ogni tanto connotato di risvolti
orfici, fuori dal tempo reale e del
quotidiano, per cui questo tipo di poesia ha una sua profonda autenticità, una
propria luce, una disperata fame di realtà
e di giudizio. Da una breve analisi di ogni poetessa potremo notare
come:FIORENZA ALDERIGHI produca una poesia materiata nei giorni, fusa nelle
passioni e nei sentimenti che ha come sottofondo il rumore della vita, che
viaggia come fiume in piena nei versi, pur lasciando intravedere il problema
ontologico, poesia che avvolge e coinvolge per la forza icastica della parola.
Nella poesia di ANNA BALSAMO, aderente alla forza del personaggio, il realismo
della presenza e della cronaca
è
presente anche con moderni e tecnologici vocaboli, tuttavia, dannunzianamente, si
rafforza anche in un realismo della distanza, cosicché
questa poesia che sa di corpo e terra,
avanza lentamente in un"altrove" più evanescente e sognato
che bussa ai portali di un altro paese. Forte ed incisiva ci
appare la poesia di ALBERTA BIGAGLI, che
"dalla terra muove" dando la sensazione che la sua vena inturgidita nel
tempo scavi ogni giorno un cunicolo nel cuore della terra e nel proprio, nel
tentativo di acclimatarsi agli oscuri e pur familiari dolori suoi e degli
altri. Pregna di religiosità e sensibilità
umana e sociale, la poesia di ROSANNA BODDI BRONZI, quasi viaggio nell'esistenza
come meditazione, punteggiata da pietra viva e dolente, è
immersa in un divenire cosmico, non rassegnato,
dove si cercano le proprie radici, così
come questa artista sa ben esprimersi, anche in prosa e pittura. Caratterizzata
da azzurrità
e luce, quale aereo segno, ci appare la jalina poesia di ALMA BORGINI, dove c'è
un'attenzione, una premura, una velocità
tipica di quell' ansia che
è
tensione all'espressione per trovare il centro, l'equilibrio dell'anima,
attraverso un
introiettato movimento di autentica profondità
artistica che ha il gusto
dell'alto e del leggero. La poesia di DUCCIA CAMICIOTTI va da Oriente ad
Occidente, cerca una essenziale compenetrazione attraverso il mistero rivelatore
della parola, nella caratterizzazione
dell'Alto, secondo una specifica trasformazione artistica che ha
dell'iniziatico e dell'esoterico, che già di per sé predispone l'animo suo ed il nostro
al Sublime.Non mancano, tuttavia, in questa poesia, l'opacità plumbea del reale dove si
va bruciando l'angoscia. ROBERTA DEGL'INNOCENTI crea una
lirica ben ritmata ed orecchiabile e per questo affabulante, individuabile e di
grande comunicazione, dove c'è
sogno vivo e presente ma anche inconscio che
cerca ascolto, panismo frammisto a sentimento con valenza semantica e
vitalità
archetipica, secondo una riuscita che ha dell'animismo panteistico. In VERA
FRANGI RIGGIO l'anima, l'intima vita della sensibilità vissuta con
coscienza vigile e attenta, si rivela in
termini rari nella poesia, che
è panica e spirituale al contempo, per quel suo cercar
metafisica nelle cose raccogliendo immagini,
metafore, reveries, soppesate quali
pensieri di vita e filosofia nella pienezza del significato,
come voce del mondo. ANNA MARIA GUIDI scrive concentrata nel proprio essere ed
esserci; la sua scrittura
entra con lei stessa nella vita, anche in modo ontologico, quindi
il processo della vita stessa si potenzia e si raddoppia rispecchiandosi,
mentre nella poesia entra come metafora e controfigura l'estrema difficoltà
del vivere, per cui l'opera poetica medesima ne diviene vasto simbolo, colto in
perfetti cortocircuiti di
icastici versi. ANTONIETTA LAMORTE sa perfettamente fondere ricerca poetica con
esperienza di vita, per la soggettiva impossibilità
di scindere i due piani, tanto la sua anima, il sentimento religioso, la necessità
tattile verso le cose, l’udito finissimo nel cogliere i suoni della
natura, la permeano tutta ed ella trasforma tutto in "voci" di
terra, nell'armonica fluidità
del verso. LEONORA LEONORI CECINA crea versi con pennellate brevi, quasi
garbate, che colpiscono delicatamente il lettore, e che cercano con urgenza
ascolto, secondo una scansione che ci propone immagini condensate, con uso
vibrante della parola, sempre ricca di significato, avvitata in modo sorprendente
alla forza interiore, dove tempo
è
dimensione del sentire. Leonora
è
anche validissima pittrice in osmosi con la poesia. EMANUELA PAGNINI crea una
poesia panica, dove il dolore conduce al niente, al vuoto, e l'andamento del verso
abbraccia una fluttuazione dell'io e prepara uno scivolare angoscioso, nel quale
la parola definisce la materia e la percezione del reale si sovrappone ad una
sorta di autocoscienza del linguaggio, creando un lirismo del tutto personale ed
originale. La poesia di LIA QUINTAVALLE
è
forte di una innegabile fermezza morale che traspare dalla poesia:quella della
persona che sa, conosce la fragilità esistenziale e entro quei limiti intende far valere il peso-valore
della sua presenza nel mondo tangibile. Poesia pulita, spirituale e limpida che
denota anima sensibile che cerca di
comunicare agli altri il proprio amore con il lirismo espresso in versi. DINAMARIA SASSI concretizza la propria poesia con interrogativi esistenziali e
di metafisica trascendentale, espressi con metrica frammentata dove le parole
esprimono riflessi intensi, con pause che sono dello spirito e della mente.Tutta
la letteratura della SASSI
è
attraversata da:indignazione civile ed ansia esistenziale religiosa.Più ricco il teatro,
più
avara e sintetica la poesia, sono testimonianza del nostro tempo.La poesia di
CLOTILDE VESCO
è
caratterizzata da:coscienza, scienza ed estetica, cioè
da un corpo proprio e da uno storico, racchiusi in un'unica struttura solida e
ben articolata nei versi, secondo un
procedere vociano, per quel suo stendersi senza alti voltaggi, in modo
semplice e piano, anche quando si parli di punti geografici, luoghi egregorici del
mondo o personaggi eccellenti che ella rivisita, attraverso la poesia, secondo
un processo di interazioni diverse."
Al
termine di questa colta, attenta argomentazione su quelle che ora potremmo
definire le ragioni del sentire
che, attraverso l'irripetibile individualità, concorrono
a formare,
al femminile, questa coinè post-ermetica fiorentina, Lia Bronzi conclude, da par
suo,
la mirata autorevolezza del suo dire, poeticamente apparentandola "ad un volo
radente,
quasi da
cormorano, nella speranza che esso sia aferente avvicinamento alla squisitezza
poetica dell'antologia 'Slanci e
partecipazione'(15 poetesse fiorentine)".
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Recensione |
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