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In questa antologia poetica si
palesano le ragioni di un titolo, Il diavolo a molla, che in un primo momento
può risultare provocatorio ma incomprensibile.
Le ragioni ce le spiega già
nella prefazione il critico Donato Di Stasi, raffigurando la poesia come il
diavoletto chiuso nelle scatole dispettose che spingono fuori il pupazzo con una
molla quando il coperchio viene aperto; la poesia, come il diavolo a molla, è
ostinata a comparire anche quando si trova confinata in un angusto spazio,
destinata comunque a “saltar fuori” con prepotenza al minimo spiraglio di
uscita. E anche se sarà ricondotta nell'angusto spazio, si riaffaccerà di nuovo,
più vera e limpida.
Gli autori che sono presenti in
questa antologia sono calati all'esterno a mo' di diavolo a molla grazie alla
cura di chi è riuscito a selezionarli e a valutarne specificità e generali
attributi; Giorgio Bárberi Squarotti continua a rappresentare nella propria
lirica un misticismo evocativo ed epico, insieme realistico e lucido, in cui
l'erotismo è veicolo di messaggi profondi. Domenico Cara si muove con sicurezza
in versi mai eccessivi ma necessari, destinati a concepire “l'unicum” in cui si
trovano assieme: “forme anomale, ghiaccio fuso, parole dinoccolate” e
ogni ipotesi di scoperta. Velio Carratoni battezza la ribellione al conformismo
cercando nuove forme stilistiche possibili solo ai poeti “non foraggiati”, il
tutto alla faccia dei critici che non leggono, poiché “chi non si
esibisce | mummifica risorse recondite”; Nino Contiliano affronta “l'anything
goes che il tempo non taglia” e trova un suo nuovo immaginario, mentre
Gianluca Di Stefano si intrattiene sul vero significato della parola poetica e
della sua fruizione nell'oggi, cercando nel lettore un diretto, attivo
interlocutore. Silvana Folliero dipinge con intensità una nuova Itaca di
rimembranza e confessione, mentre nell'Aurora di Marcella Leonardi scopriamo un
io intensamente femminile declinato a raccogliere le percezioni più nascoste
della propria interiorità.
Tommaso Putignano sperimenta una
forma quanto mai libera per i suoi versi, traducendoli in un contatto quasi
fisico con il lettore; Antonio Spagnuolo dialoga con il simbolico e
l'immaginario per raccontare le sfaccettature del reale, Vinicio Verzieri si
sofferma sulla parola e sulla difficoltà di espressione, sfatando
l'impossibilità di un dialogo tra l'autore e la propria forma letteraria.
Ognuno di questi autori
rappresenta il “diavolo a molla” evocato nel titolo, e puntano decisi a valicare
con la parola/molla il confine della loro “scatola”.
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Recensione |
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