Non è successo niente
In questo suo terzo libro di poesie, Genoveffa Pomina
compie un passaggio ulteriore del suo percorso poetico. Una intimità diffusa, un
senso di dolce illusione, insieme ad un rimpianto delicato e diffuso,
caratterizzando questa silloge che l’autrice permea di uno struggente
significato. “(..) illusione che placa il desiderare con troppi timori, scoprire ancora antri oscuri di rabbia, Angoscia, dubbi
e tristezza…” Nel solco scavato nella memoria si compie la ricerca lirica
dell’autrice, che nel suo personale viaggio nel tempo rievoca istanti di incerta
bellezza, che vengono riportati al presente dal “miracolo” della costruzione
poetica. L’estrema sensibilità di Genoveffa Pomina ci fa percepire la paura di un
vuoto incombente, quell’oblio che minaccia l’esistenza stessa di questo
“miracolo” .
“Nell’indubitabile assoluto Dove conoscere se
stessi, Cerco sciogliere e diminuire la Morsa dei tanti crucci Annidati dentro me.
“
È proprio la sensazione di questo indubitabile assoluto
che proietta Genoveffa Pomina nella suo viaggio poetico alla ricerca di quei
versi che rendono permanente gli attimi fuggenti del tempo. Lo stile dell’attrice
è fortemente connotato dalla presenza di questo io in fuga verso l’incontro e la
rielaborazione di questi “crucci” , assillanti e comuni in ogni momento della
vita.
“Vorrei cessare da annaspare Nel guazzabuglio dei
miei pensieri E iniziare un’altra tappa di me stessa Ma prima di sera tornerebbe
il sogno… …soliloquio della mia quotidianità. “
Nella percezione di questa incessante presenza del proprio
io, pensante e dubbioso, Genoveffa Pomina contraccambia ogni disincanto con la
ripresa di quel “sogno” che rende tangibile la presenza di una ulteriore,
altrettanto assoluta, possibilità di esistere.
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