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La nuova antologia edita da
Fermenti si fa portatrice di una provocazione a partire dal titolo “parole in
circuito - fatti non parole”. Una contraddizione che nasconde forse l'intenzione
e/o la speranza che ponendo in circolo parole autoriali, ciò di per se stesso
comporti un fatto, e sicuramente è fatto degno di nota la pubblicazione di una
antologia che raccoglie autori tra loro distinti dai percorsi più vari e che
apparentemente non sono accomunati da un filo conduttore o da un minimo comune
denominatore. Tuttavia un sottile filo rosso accompagna la scelta compiuta dai
curatori. Infatti in ciascuno degli autori selezionati (li citiamo: D. Cipriano,
S. Di Spigno, F. Filia, A. Fiori, L. Frisa, A. Pasterius, R. Piazza, R. Urraro,
G. Vetromile, G. Vigilante) si rileva una distanza dalla lirica pura, come
peraltro notato nell'introduzione di Raffaele Piazza. Eppure nessuno degli
autori antologizzati sembra derivare la propria scrittura dallo sperimentalismo
o dalle avanguardie.
Passiamo da una poesia di terra
e memoria, quella di Domenico Cipriano, alla tensione speculativa e allo sguardo
analitico presenti in Di Spigno. Dai paesaggi sovraesposti di Filia all'afflato
etico di Fiori. Dalla verticalità e passione della scrittura della Frisa alla
rastremata assertività di Pasterius. Dal dialogo sospeso tra sogno e veglia nel
segno di una Roma pasoliniana che trascolora nei testi di Piazza, all'incedere
sincopato e sfaccettato di Urraro. Dal verso prosodico di Vetromile che nella
quotidianità trova improvvise vie di fuga, alla narratività di Vigilante che da
un atavico passato remoto guida alla sublimazione dell'immagine.
Troviamo infine un dialogo
costante tra quotidiano e ricerca di una dimensione paradigmatica , tale da
costituire forse ulteriore cifra caratterizzante i percorsi qui passati in breve
rassegna.
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Recensione |
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