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Una cosa che si nota subito nei poeti irlandesi, è quella che moltissimi di loro condividono, quella che è divenuta una normalità, quella cioè di scrivere le loro opere in lingua inglese, pur avendo nel loro bagaglio culturale, radici gaeliche. Però pare che, dopo tutti gli avvenimenti storici e politici di questi ultimi decenni, il gaelico ha subito un declino. Forse scomparirà o forse no, ma i veri irlandesi ritroveranno sempre la loro antica lingua saldamente legata alle immagini delle verdi paludi della loro Isola.

La Poesia di Pat Boran, tradotta in un linguaggio scevro di qualsiasi astrattezza, ci presenta una voce poetica che si distingue per il raccontare buona parte della sua vita con la forza ritmica del linguaggio reso comprensibilissimo attraverso la sua chiarezza espressiva e conferma la mia convinzione che la Poesia, a qualunque lingua appartenga, è sempre un modo di accesso al mondo sepolto delle sensazioni.

E nel momento stesso che il poeta decide di scrivere egli, quasi inconsciamente, si addentra nelle ombre del passato ed in esse scava, per ritrovare tutti i ricordi racchiusi nella memoria e che ancora fanno sentire gli echi della loro voce lontana ma non dimenticata.

Ogni essere umano infatti, tende a racchiudere in sè il quadro delle cose che il tempo si è portato via, depositandole chissà in quale misterioso nascondiglio. E questo tenere un lume acceso sulle memorie, è una particolare prerogativa dei poeti che guardano il mondo con occhi diversi da quelli dei semplici mortali.

E il poeta irlandese, con questo suo libro, lo dimostra ampiamente, come il fatto che col padre, a bordo di un furgone rosso (aggiunge: "come labbra", forse perchè l'abbina all'acceso colore delle labbra dipinte col rossetto), andava a raccogliere la torba. Raccontando, egli tramuta le immagini in icone verbali che emanano sempre un fascino particolare.

Emergono così versi descritti con una forte emotività, con un sottofondo d'impalpabile nostalgia e, andando avanti nella lettura di questo libro, il lettore si sente trascinato da un'immaginaria musica che esce dal Jukebox Castlecomer invisibile ma presente, unitamente alla voce di un uomo che canta la canzone "Play to me Gypsy". E' la voce del padre di Pat Boran e quella canzone lo ha seguito da sempre, come una specie di guida indicativa per la ricerca della giusta via da seguire. E questa canzone e questa musica che esce dal Jukebox, rende più attiva l'immaginazione del ragazzo e quel ritmo, quel suono, continuano a penetrargli anche al di sotto del livello inconscio di pensiero e di senso, per silenziosamente sprofondare in un'area che poi riporta alla superficie quel tanto di perduto lungo il trascorrere degli anni. Ed è a questo punto che le Poesie di Pat Boran diventano suggestive evocazioni di sensazioni vive e sonore, attente, luminose, che girano scorrevoli da un lato all'altro.

L'idillio con la Natura e con la poetica ( ma egli scrive anche narrativa ), diventa più matura ogni anno di più, quando la paura del vivere imprigiona lo spirito, la consapevolezza della morte insegue la mente, così come anche l'atto d'amore può apparire ossessivo nel bagliore dei lampi. La tormentata erranza interiore sembra raggiungere una pausa meditativa nelle elegie, come una scena di sereni contorni quasi pastorali, bucoliche.

La Poesia è un sito di passaggio, varco di una soglia sempre e ancora da varcare, rimembranza di un passato che mai più torna. Però ritorna sempre a farsi sentire l'eco vibrante della melodia interiore. Ritornano all'orecchio le note della musica e della canzone che lo hanno accompagnato dall'infanzia alla giovinezza. Il passato! Quel tempo dove si son perduti gesti, parole, amori, suoni...tempo che ha sempre in sè qualcosa di struggente, che immalinconisce e, contemporaneamente, suscita grande nostalgia... Questo, perché si è coscienti del fatto, che non essere più dentro il passato come protagonisti, è come stare su di un palcoscenico con tutte le luci spente e con la sala vuota... Tutto questo – è innegabile – ha l'amaro sapore di una perdita senza recupero, come le parole e i suoni del mondo, rincorso adesso solo con la memoria e che dentro questa memoria, resteranno per sempre. Eternamente indelebili!

Recensione
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