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Prima del paesaggioAntonio Avenoso è nato a Melfi nel 1954; ha pubblicato numerose raccolte di poesia, ottenendo riconoscimenti. Diversi critici si sono interessati alla sua poetica. Prima del paesaggio è una plaquette, costituita da componimenti in massima parte brevi, tutti senza titolo, e che, per la cifra unitaria che li contraddistingue, potrebbero formare un poemetto. Il poiein del nostro è connotato da chiarezza e nitore, emergendo una certa vena narrativa.
Uno dei riferimenti evocati è quello di Israele, da cui si sviluppano tanti argomenti bellici. Alcune poesie sono tout-court una riflessione sull'esistenza e il tempo che scorre. Prevale una vena vagamente neolirica, imbevuta di leggerezza tramite un’aggettivazione martellante, non retorica. Avenoso mette in scena un naturalismo rarefatto, che assume toni anche idilliaci. I versi lapidari risultano scattanti, precisi e leggeri. Mentre quelli più estesi sono circostanziati nello svolgimento. Un senso evocativo e di sospensione permea i testi e nel dolore della stessa guerra la fantasia s’inzacchera. Si avverte il contrasto, tra i toni lirici, con i quali vengono decantate le bellezze naturalistiche e il tema bellico. A volte emerge un afflato solipsistico riflesso su ripiegamenti di concentrazione come nel verso: dalle parole non voglio guarire. Nel contesto della poesia nostrana, in cui attualmente predominano sperimentalismi e orfismi, è inconsueto riscontrare un versificare tendente ad una linearità dell’incanto. Viene espresso un senso di misticismo immanente, attraverso la menzione di Gerusalemme, Betlemme e il Monastero di Mar Saba, nonché di un principio originario, calato nel quotidiano per ascoltare preci. I testi sono risolti a livello formale con misura e a volte con acutezza. Ogni tassello pare librarsi nella sua semplicità, non sinonimo di elementarità. A volte si creano immagini oniriche e magiche che lievitano in uno sviluppo spontaneo, senza orpelli manieristi, come nei versi: “Ormai stanchi/ aprimmo alla preghiera/ i cuori agresti./ Nella notte/ ormeggiammo alla riva/ un altro piccolo sogno/.” Affascinante il titolo della raccolta Prima del paesaggio, riferito a categorie diverse: temporale e di un sembiante indefinito. Sembra che con il suddetto titolo il poeta intenda sottolineare uno scavo profondo, alla ricerca di un'oggettività di sensazioni reali. Infatti nel testo tutto pare riferirsi, a un senso arcano di nominare l'aspetto contingente, tramite l’urgenza del dire. Ad una prima lettura si nota chiarezza del discorso, che poi cala in atmosfere rarefatte, tra il detto e non espresso per esigenze comunicative. C'è un modo suadente di un versificare maturo che diviene esercizio di conoscenza nella sua armonia. Lo svolgersi della ricerca interiore si adatta a una materia che pur elegante non recupera limiti o presupposti smisurati. Elemento fondante pare essere la grazia immaginativa, anche quando il contenuto è tragico.
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