| |
Cammina un poco
con me
Poesia. La
raccolta è introdotta da una suggestiva immagine del tramonto sul Piave e
dall’inciso “Dio non ascolta gemme chiuse alla luce”. Si comprendono subito la
dedica e l’assenza. Ma la poesia, per quanto istituita sul piano personale,
nella sua riflessione coinvolge le cose del mondo e fa comprendere
attraverso brevi spunti verità che sembravano per sempre celate. È la nostra
stessa vita a ingannarci, probabilmente l’idea di una eternità che non trova
riscontro: in ogni caso non possiamo disconoscere la bellezza di versi che
nascono come intenzione per poi svilupparsi in sentimenti che diventano
universali. Qui sta la predisposizione del poeta, e anche il futuro sembra
affermarlo.
La parola dunque è creazione, e come tale coglie un riverbero dal
divino. Essa è, come ci significa l’autore, perpetuo presente, perciò non può
esaurirsi nel semplice atto della scrittura, che ne è semmai la superficie: si
tramanda, ma non sappiamo in quale forma risorgerà un giorno. La nostra fisicità
si rapporta alla parola, e la parola rinvia le conoscenze che le sono implicite
e ci fa capire sino in fondo la nostra identità, e qui in particolare il vincolo
madre-figlio come inalienabile. Se la tecnologia pone delle supposizioni, la
funzione del fare poesia le scavalca e prospetta una nuova dimensione in cui
ogni elemento appare assorbito in un segno senza tempo. Troviamo per caso
in questi versi un senso religioso?
Occorre anzitutto definire l’aggettivo,
portatore di un’espansione che va oltre il valore primario. La Salve
Regina è forse sufficiente allo scopo, e la sua indole femminile si adatta
al momento proposto. Con evidenza, nella poesia eponima il pathos cresce, sino a
farsi insostenibile, ma riemerge quale “dolcissima rete di speranza” per dirci
che malgrado l’evento infausto non tutto è finito. Non c’è illusione in questo,
bensì la prova di una condizione diversa in cui collocarsi. È pur vero:
“La vita è un click!”, ma la linea tempo deve essere riconsiderata nelle
sue fasi che non sono quasi mai uguali, ma corrispondono a una realtà
psicologica e anche attuale. Difatti, il virus ci ricorda una situazione che
riduce le nostre certezze.
Ciò non è completamente negativo, è soltanto la
visione ottica che cambia e dimostra che la voce poetica nasce
dalla profondità e si esprime nella pienezza dell’esistere. L’importanza del
tema non deve tuttavia obliare lo stile, ricco di traslati.
| |
|
Recensione |
|