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Cumulo di polvere

Poesia. Tra i vari critici o prefatori ci sono spesso dei punti che coincidono sotto il profilo concettuale o, trattandosi di valori poetici, in dimensione estetica. Annota Giusy Frisina tra l’altro: “la fragilità umana è profondamente legata alla consapevolezza.” Ciò ci riporta al titolo, poiché la polvere possiamo diventare noi stessi, nella prospettiva di un futuro che scompare man mano che viene raggiunto.

Nella scrittura si fissano dei rapporti tra la parola e l’immagine, meno comunemente tra la parola e l’idea, quest’ultima sfuggendo a un aspetto figurativo per realizzare invece concetti che sono propri della filosofia o, al limite, della saggistica. Tale rapporto lo rinveniamo in Il cielo diviso: “I rami grattavano il cielo” — si noti l’uso di un particolare verbo per definire una figura naturale, passando in tal modo dalla qualità informativa a quella estetica.

Uno dei testi decisivi per capire lo stile dell’autore è Aspettative. A parte l’immaginazione che trasferisce il piano linguistico su figurazioni quasi pittoriche, vi appare un percorso che investe tutta l’identità di una persona, partendo dall’infanzia, allorquando si apre lo spiraglio sulla realtà che ci circonda e insieme il desiderio e l’anelito a farne parte con la propria personalità. Ma nessuno è mai uguale a sé stesso. C’è chi ha affermato che cambiando lo stile di scrittura diviene un altro io. In effetti, se ci pensiamo, l’uomo subisce mutazioni ogni giorno che passa: se lo riteniamo un soggetto ontologico ci vuol poco a capire che le sue sfaccettature nascono da un continuo mutare, nelle idee e nell’inevitabile decadimento fisico — quest’ultimo può incidere in varia misura sulla psiche.

La natura ci ricollega a un lato dell’esistenza che sovente viene disatteso; l’espansione tecnologica ci allontana dal regno naturale ove convivono animali e piante, e dove il regno minerale sembra, ma è per l’appunto apparenza, essere incorruttibile, in grado di contrapporsi al tempo, mentre si modifica nel profondo: in poesia vuol dire comprendere le cose. Parlando dunque di stile, in Calamassi si deve considerare un lirismo con tratti essenziali, ma affascinanti: “Un passero tagliò di sbieco | Il sole.” Proviamo a ragione su questo passo iniziale della poesia a p. 15. Perché ci colpisce, anzi ci sorprende? Eppure abbiamo soltanto quattro parole, più due articoli e una preposizione semplice.

È l’improvviso e folgorante disegno del passero che, figura probabilmente di colore scuro, taglia, e non attraversa, il sole. Il poeta è sfuggito a una immagine che poteva essere banale, creando un contrasto efficace, un momento irripetibile: per tale motivo si crede che la poesia riesca a definire l’indicibile, rendendo assai più di altri mezzi artistici — ovviamente occorre essere poeti per ideare certe composizioni, un istinto che nasce dall’ispirazione, ossia un estro creativo di cui pochi sono in possesso. Come valore aggiunto va citata l’analisi psicologica che coinvolge chi scrive insieme a tutti gli elementi esterni alla scrittura, nel senso che la visione del mondo parte indubbiamente da una posizione individuale, ma è proprio questa a completare la definizione che si riesce a collegare all’oggetto dopo la sua percezione oggettiva (Jung).

Allorché tale analisi si riferisce al dato poetico, ecco che abbiamo l’intuizione, la fantasia condotta sul piano linguistico, che conferisce allo scritto non più la esclusiva funzione comunicativa, ma anzitutto artistica, sebbene che quest’ultima contenga in nuce la comunicazione, cioè la relazione tra chi scrive e chi legge. C’è anche, patrimonio di diversi autori, l’afflato religioso, che attraverso le mutazioni diviene genericamente metafisico, quanto sta oltre la sensibilità percettiva dell’io. L’Entità o il Grande Spirito si manifesta in qualsiasi cultura, dai più remoti recessi del globo alle grandi strutture metropolitane: è il segno di un’universalità che sia pur fratta in differenti visioni figurali rimane intatta nella sua essenza. Si sottende al destino umano, a un principio escatologico che la parola alta, vale a dire la poesia, lascia intravedere.

Recensione
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