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Di forma e di parole

Arte e poesia. Questo connubio tra immagine e parola crea un libro che per il formato e per il contenuto diviene un effettivo oggetto d’arte, va preso quindi in questo senso, e in tal modo introdursi nelle ricche pagine di cui si compone. Per quanto anche la parola per essere vista deve venir scritta, tuttavia rifugge da una eccessiva concretezza, potendosi declamare o pronunciare, entrando così nella dimensione più spirituale, se per spirito intendiamo quelle manifestazioni la cui realtà fisica appare meno percepibile.

Con ciò non si vuol dire che anche la poesia sia una pura astrazione, ma concorre insieme all’arte figurativa a tradurre sentimenti ed emozioni difficili da esprimere. Aprendo questo volume di formato piuttosto grande, 23x22 circa, si ha l’impressione di accedere a un mondo fiabesco o almeno misterioso, venendo subito avvolti dai colori del fondo o da certe cupe atmosfere.

Un effetto magico, un’introduzione là dove finisce la nostra realtà e inizia quella dimensione fantastica che suscita intense sensazioni. I versi, che nella prefazione vengono definiti sublimi, indubbiamente sono correlati alle figure. Si sa che una scultura o una pittura possono ispirare testi poetici, e viceversa esistono poesie che ispirano prodotti artistici, musica compresa.

Le note critiche illustrano a dovere il contenuto del libro, e non crediamo sia lontano dal vero chi titola “Il mistero della bellezza perturbante” (A. Sevagian). Era un’idea che già in noi si profilava fin dalla prima pagina. Se oggi il senso della bellezza sembra mutare, ad esempio nella moda o nei manufatti sia pure d’arte, c’è in ultima analisi un sentimento della bellezza che colpisce qualsiasi essere, malgrado che gli usi e i costumi siano divergenti. Non intendiamo affermare che esista un modello universale, e tuttavia nelle varie escursioni che emergono un filo conduttore esiste. La potenza dell’immagine è evidente in Sinfonia in smalto rosso screziato: qui la materia pittorica si dispone e si ramifica in elementi o dettagli secondari che ne mettono in rilievo tutto il fascino.

Ce lo dice il primo verso della lirica, di cui c’è pure la versione originaria in spagnolo: “Adesso è fuoco e lucida carezza” [Ahora es fuego y brillante caricia]. Oppure osserviamo l’immagine del vortice, quasi un trompe-l’oeil in una prospettiva che trascina verso l’illusorio e l’indecifrabile. Come in altri casi, testo poetico e relativa traduzione si contrappongono a specchio. Con un rilievo davvero impressionante incontriamo Coralli: è un sorgere dell’intima materia da abissi oceanici, i quali però conservano visioni cromatiche irripetibili. A quanto pare è il mare, soggetto praticamente infinito, a divenire tema conduttore.

Si aprono estese voragini che invitano ad affondare in queste affascinanti profondità. Terra e mare si coordinano in frammenti con la stessa simbiosi che abbiamo considerato prima tra parola e immagine. Diciamolo pure: la materia ne viene trasfigurata. E se gli spunti creativi provengono dai dati di una realtà artificiale – la prospettiva di un edificio o i tasti del pianoforte – rimane intatta la magia dell’ispirazione, mostrandoci lati reali che grazie alla capacità interpretativa dell’autore si definiscono in elementi artistici. Né possono sfuggire all’attenzione quegli elementi in serie che si dispongono come una sequenza di variazioni.

La figura che accompagna la poesia in inglese The silent sea ricorda quella del clathrus cancellatus: un forma marina che si avvicina a quella terrestre. La poesia eponima è la penultima. Accogliamo l’invito degli ultimi tre versi: “Ascolta. | Il divenire sinuoso di forma e parola | il mondo intero anima e avvolge.”

Recensione
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