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Essere humus

Poesia. L’autore è nato a Firenze, dove vive. È laureato in scienze biologiche. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie e racconti. Le ventiquattro composizioni di questa silloge permettono una valutazione del suo stile. A un quadro di Francesca Guetta è ispirato la lirica b-7456 che si riferisce all’Olocausto.

Dalla immane voragine del genocidio emerge una vita, un momento individuale, che rappresenta tuttavia l’intera tragedia. Più spaventoso, se mai fosse possibile, si profila lo sfondo del “nero cielo invernale”. La crudezza di un episodio si moltiplica, e il poeta ha saputo darci nei versi finali il senso del terribile evento: “una linea di sangue che | spacca in due il cuore del mondo | e ricorda l’olocausto di un popolo.”

Se il poeta ha saputo cogliere con estremo realismo la parte oscura dell’umanità, ugualmente riesce a cogliere l’ineffabile, ciò che le parole sarebbero insufficienti a esprimere, ma è proprio attraverso le parole che il mondo di sensazioni ed emozioni, vorremmo dire il mondo dello spirito non in altro modo proponibile, con la poesia è una possibilità che si realizza.

Il fascino primordiale è parte delle epoche che trascorrono, di esistenze che si moltiplicano in una infinità di immagini e pensieri, costruendo gradualmente sempre più elevate forme mentali. La natura fa parte di questo ignoto progetto, che spesso non ci è dato di sondare sino in fondo, poiché qualunque sia la posizione assunta rimane comunque un margine inesplorato o inespresso, in filosofia rappresenta il dubbio. Ma il poeta deve abbandonarsi all’ispirazione, descrivere il paesaggio che lo circonda per coglierne tutta la bellezza e le intime vibrazioni. Ecco allora che ogni elemento naturale diviene esempio della ricchezza immaginifica del fare poesia: le cose ne vengono trasfigurate.

Nel vasto panorama che si apre ai nostri occhi vediamo, e quando non vediamo percepiamo, l’acqua che ruscella e i pioppi che “esultano ai colori” — la personificazione è uno dei singolari traslati per cui si conferisce ad animali, piante e persino oggetti le caratteristiche degli esseri umani. Tecnicamente lo stile di Calamassi si muove tra la memoria di una classicità in grado di ispirare il poeta e gli aspetti più moderni della scrittura. Un paio di esempi chiariranno l’assunto. Per il primo aspetto si consideri la costruzione del seguente verso: “ne fu la cagion vera” dove già il termine cagione tronco si ritrova in Dante (Inf. I.38).

Al contrario invece “La tramvia | sferraglia silenziosa”, il che rappresenta anche un ossimoro — inoltre gli enjambement che incontriamo talora su una congiunzione o una preposizione. E un’osservazione va pur fatta sulla punteggiatura, che in alcuni tratti appare aleatoria, rientrando quindi nel discorso precedente. Tutto si coniuga ovviamente ai contenuti, che arrivano a definire il senso del narrare (anche la poesia può narrare) ed “è come vivere di nuovo”.

Questa intuizione ci riporta alla funzione della scrittura in genere: rievocare ciò che si era pensato, sia prodotto della fantasia che dell’attenta speculazione della realtà e, specificamente, della società di cui facciamo parte. La metafora si sposta sul piano umanizzato in modo da originare figure inconsuete: “due panchine riottose”, una ‘invenzione’ che difficilmente si troverebbe in altri autori, il che significa che Calamassi possiede un suo stile, che diviene inconfondibile. È quindi capace di scendere nell’intimo delle cose, di qualsiasi tipo, animate o inanimate.

Tale capacità la si riscontra in quegli autori che non si limitano ad approfondire le visioni o gli oggetti, ma tentano di intuirne l’intimo senso. Numerosi peraltro sarebbero i punti da citare, in quanto si viene a considerare più lo spirito che la lettera, e ce lo dimostra un “allegro madrigale” in endecasillabi rimati.

Sensibile poi a temi che coinvolgono la vita familiare, il poeta assume un tono affettuoso, ovvero ipocoristico per i termini usati, e ci avvicina al suo mondo personale: ed è là che ci perviene il pieno valore di una poetica che è non soltanto tesa a idealizzare gli eventi, ma ci porge la sostanza della sua identità personale.

Recensione
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