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L’eredità di
Calvino. Se una notte d’inverno un viaggiatore e Palomar
Saggistica. I due
saggi riguardano due opere di Italo Calvino e il libro è perciò diviso in due
parti, ciascuna poi in capitoli. Calvino è uno scrittore che in ogni tempo ha
suscitato interesse per la sua originalità, che nascendo da un’esperienza
personale (Il sentieri dei nidi di ragno) sposta poi la sua narrativa sul
piano del fantastico dando le prove più significative, ma un fantastico
riferito, almeno nei lavori qui analizzati, più al piano creativo del
linguaggio, fornendo piccole storie — quasi dei cerchi che ruotano
attorno a un asse incognito.
Col primo titolo (Se una notte d’inverno un
viaggiatore) il libro mette in scena sé stesso. Può apparire quel sogno nel
sogno, già predetto, in modo da rappresentare tutte le possibilità di una
scrittura che si introverte, al punto da poter discettare all’infinito.
Parlando del tempo-libro si nota che i tempi sono dati anche dal lettore:
fermarsi su una frase, ritornare su passi precedenti, separando quindi un tempo
reale da quello che si consuma o si disperde in numerosi ripensamenti.
Poco importa allora che vi sia un filo conduttore: tale filo, infatti, riguarda
più una narrativa diremmo d’azione anziché di riflessione. Un esempio ci
illumina: “Dai lettori m’aspetto che leggano nei miei libri qualcosa che io non
sapevo, ma posso aspettarmelo solo da quelli che s’aspettano di leggere qualcosa
che non sapevano loro.” Si tratta probabilmente di uno scambio, e ciò
sembra dimostrare, idea su cui siamo pienamente d’accordo, che lo scrittore non
sappia quel che scriverà. Uguale discorso critico va fatto per Palomar
(1983). La medesima introversione, ma con una scrittura-presenza. Ora occorre
scegliere: vedere o interpretare? etichettare ogni cosa o liberarsi da qualsiasi
sovrastruttura e tornare all’oggetto non nominato?
C’è pure il tentativo di far
ragionare gli animali. Se si va all’estremo, pensiamo alle piante. Forse il
nostro riverbero mentale ricade sull’animale per cui cerchiamo di introdurci in
altre dimensioni psicologiche, qualora gli animali avessero una psicologia.
Arriviamo al punto di riconoscerci meccanismi, quindi non esiste via di
fuga. Scrivere è pure travisare o trasformare: “e il riflesso del sole diventa
una spada scintillante”.
Potrebbe mai concretizzarsi una cosa simile? È
implicito in chi fa letteratura piegarsi a simboli o similitudini: è
probabilmente un indice di qualità, sia nei libri di Calvino che nei due estesi
saggi, la cui capacità risiede proprio nel seguire un’altra strada che
non sia quella dell’autore.
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Recensione |
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