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L’uomo obliquo e altri racconti
Narrativa. Il breve romanzo L’uomo obliquo si
articola in dieci brevi capitoli e dimostra in che modo sia possibile costruire
un romanzo piuttosto complesso con un limitato numero di pagine, dal che si
deduce che il termine romanzo sia da assegnare più alla struttura che alla
lunghezza.
Qui c’è da chiedersi se il sesso viene dissacrato o messo alla
berlina, ma chi conosce lo scrittore sa bene come l’ironia sia una cifra
predominante – seppure non sempre – del suo stile, tra l’altro in questo caso
supportata da una ‘contraffazione’ dei linguaggi che si inserisce a pieno titolo
nell’ironia di cui si diceva. Parlando poi di perversioni, si fa testo a chi le
ha elencate nella loro realtà (Krafft-Ebing) e chi invece più velatamente le
indaga sul piano psicanalitico (Freud).
I sette racconti che seguono presentano
varietà di temi (la qualifica di racconto può in alternativa applicarsi al
suddetto romanzo): Non aprite quella finestra (facendo il verso a un film
horror) è un divertissement con inserti poetici; Il gioco appare
più ‘normale’, se si può parlare di ‘normalità’ nella scrittura di Pasterius,
stessa definizione per Piccola storia di Mièla; mentre Per un
grottesco riconoscimento dei Valori propone una specie di filosofia che tale
non sembra; in Tutti assieme, con passione l’autore fa un paragone tra il
suo “modo di scrivere” e una certa corrente pittorica, però ci infila una verità
inquietante: “Esistiamo soltanto per uno sguardo”; libera e fantasiosa la
Favola Cubista, ambientata nei secondi del Novecento; la rassegna si chiude
con il Raccontino ammodo mio, che conferma le qualità di una narrativa
fuori dei canoni, la cui ‘giocosità’ potrebbe trarre in inganno: se ciò fosse,
lo scrittore avrebbe probabilmente raggiunto il suo scopo.
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Recensione |
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