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Non si dice
“vattene!” a Cappuccetto Rosso
Narrativa.
Cos’è la narrativa, anche se presa dalla realtà? Probabilmente favola, il
cui senso però deve estendersi. Parlando poi di caos creativo (D. Quirico)
sembra che la scrittura intenda istituire un ordine, che va proprio in
senso opposto, quasi volendo organizzare il caos. La struttura di un testo, di
qualsiasi tipo, riveste una sua importanza. Nel presente caso in particolare.
Difatti, i racconti si articolano in “momenti” separati dall’interlinea: una
procedura alquanto rara, almeno per ciò che ne sappiamo: e questo fa
indubbiamente parte dello stile, che nell’autore si evidenzia al sommo
grado. Pensando di rendere essenziale ogni inciso, avviene che il lettore deve
per forza di cose soffermarsi, intendere che la storia (le storie) seguono un
percorso il cui futuro si svela poco per volta. La scrittura quindi ci porta in
quella dimensione, tra l’essere e l’apparire, che non sempre è possibile
comprendere sino in fondo.
La parte metafisica si esprime a tratti in
certe frasi che appartengono alla oggettività del dettato. Pilastro fondante è
il racconto, ma più propriamente un romanzo diviso in diversi capitoli, che l’Incipit
introduce: Ci rivedremo di fronte a Sant’Eugenio. I numerosi risvolti
della vicenda farebbero supporre un tema etico, oppure la realtà nei suoi
aspetti biologici, fin quando il viaggio – ché tale è ogni racconto – si
svolge tra memoria individuale e invenzione. E, a proposito della parte
figurata, c’è da notare che sovente diviene pura creazione, oltre il rapporto
che le parole istituiscono con l’evento reale.
Il sistema stilistico di Ambrosio
si attaglia perfettamente a pezzi brevi, valga per tutti Salvate i partigiani
Olivero: qui, dal fatto, che accadde nel novembre 1944, si prende coscienza
che il linguaggio diviene non solo commemorativo, ma dimostrativo per il
suo valore documentario, come le lettere dei condannati a morte, segnale estremo
di resistenza al male. Nel contempo però lo scrittore riesce a trasformare
la narrazione in qualcos’altro: “Quegli arti contorti, si allungavano verso di
me.
Di volta in volta vi vedevo un musicista con la sua tromba, un Cristo in
croce, il lungo pastorale nella mano di un vescovo stilizzato.” Un effetto da
tenere presente: la parola supera l’immagine. Non è certo possibile esaurire la
ricchezza, anche linguistica, di un libro in poche righe, ma si capisce ora
la figura in copertina, a quanto risulta suggerita da Flavia: il vivace colore
deve affrontare una foresta dark, ossia l’altra faccia della favola.
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Recensione |
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