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Storie sarde. Di animali particolari, di delitti e di speranza.

Narrativa. Si tratta della traduzione dal francese di Histoires sardes d’assassinats, d’espérance et d’animaux particuliers uscite per Le Castor Astral nel 2017. Occorre quindi conoscere la biografia dell’autore a p. 231 per poter valutare appieno il significato e lo stile della raccolta. In effetti, chi inizia impreparato a leggere questi racconti, fin dal primo riceve l’impressione di una scrittura a tendenza coprolalica nella sua accezione allargata, ma poi proseguendo nel percorso di storie e personaggi ci si rende conto di entrare in una civiltà ‘arcaica’ e senz’altro particolare, che segue le tradizioni inserendosi nel mondo contemporaneo con gli inevitabili raffronti e apparendo alla fin fine affascinante.

È proprio il misto di vita e di morte (in previsione persino dei morti che verranno), di violenza e gesti di pietà, a costituire molto probabilmente l’anima sarda, ancorché vi siano ritualismi e superstizioni diverse. Un dato quasi certo, per chi ha o ha avuto amici sardi, è per carattere la loro fedeltà, una parola che oggi sembra in disuso. Dicendo questo non vorremmo venir meno a più di una considerazione sui racconti. In primo luogo, lo stile. La linearità compatta gradualmente poi si scioglie in parti dialogiche ed è la soluzione migliore per mantenere quell’equilibrio narrativo quale prerogativa di ogni opera letteraria.

Ci viene una certa nostalgia di regioni lontane, affondate nel tempo: l’oggi le smitizza, ma la loro incidenza spirituale (ci permettiamo questo aggettivo visto che incontriamo in queste pagine anche un cristianesimo ateo, che ossimoro non è) rimane a fondo nel lettore. Non poteva mancare una figura storica e culturale come Gramsci, e non tanto per la sua carica rivoluzionaria, ma per il senso che egli ha dato alla figura individuale della Sardegna.

Tra i momenti più curiosi l’idea che un essere umano possa trasformarsi in ape o che esista il cimitero per un pitone infilato in un tubo in modo da occupare meno terreno: per chi soffre di ofidiofobia ricordiamo che certe persone sono meno affidabili di un serpente. Ci sono inoltre alcuni passi che vanno meditati. “La poesia è un dialogo con la morte” (Io ucciderò per te) oppure “Un libro è un essere vivente.

Un libro è infinito e si riscrive in maniera differente ogni volta che lo si rilegge” (Dalla lettura di Kafka). Crediamo sia lo spirito giusto per affrontare queste storie sarde dove la finzione si mescola alla realtà (in appendice l’elenco di nomi, veri o inventati). Ma, in fondo, che differenza fa? Se aspettiamo la futura morte ogni distinzione potrebbe sparire.

Recensione
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