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Narrativa. Non
inganni il nome poetico di questo ‘paese qualsiasi, perso in un luogo qualsiasi
tra le montagne del nostro Appennino’ (IV di copertina): se ‘ogni riferimento a
fatti, cose o persone reali è puramente casuale’ talvolta càpita che il caso non
esiste. Spiccano perciò le figure del romanzo, chiuso in un piccolo mondo dove
conta più l’apparire che l’essere. Un passo può illuminare il lettore sul senso
di una narrativa che va oltre le apparenze: ‘Forse anche gli oggetti hanno
un’anima’ (p. 27); si legga poi il primo paragrafo dell’Epilogo. La realtà è
spesso diversa da come viene percepita e le azioni umane nascono da meccanismi
profondi. Ci pare che l’autrice l’abbia compreso con questa interessante
opera prima.
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Recensione |
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