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Prosa e
poesia. Prose (Brevi incontri) ed epigrammi (Spigoli): in ambedue i casi
Banchini pone il sigillo del suo stile, una ‘signorilità’ linguistica al
servizio di valori etici nella prospettiva d’una spiritualità che respinge
l’erudizione fine a sé stessa (p. 38). Più che le storie, conta la scrittura,
aperta a un raffinato lirismo in grado di trasfigurare la realtà senza negarla:
la ‘parabola’ di Genesi è illuminante, oppure lo spunto da un quadro (p.
73) che permette di introdursi nella ‘sostanza delle cose’. Gli epigrammi ‘tra
l’amaro e il giocoso’ mettono in evidenza i limiti dell’apparire, anziché
dell’essere, cfr. le due ‘confessioni’ a p. 87.
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Recensione |
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