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Poesia.Dopo
Ologrammi in cui la poetessa realizzava una raccolta esplicativa del suo
stile, questo ‘giardino dei folli’ (potrà chiarire la prefazione di G.
Sgaravatti) trattiene sì quei principî, ma attenua la presenza del variegato
‘esoterismo mitico’ per una più accentuata visione lirico-fantastica col fine,
come nell’ultimo verso de La rosa, di destare ‘memorie di beltà e
d’armonia’. L’eleganza del dettato, pressoché privo di cadute, non estingue
l’ispirazione tesa a un’identità naturale, con momenti di pura bellezza: ‘Dov’è
l’usignolo che col canto anima le tenebre?’ (Il manto scarlatto, v. 2).
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Recensione |
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