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Poesia. Calarsi
nella condizione di un detenuto, in una quotidianità
priva di qualsiasi mutamento, e farne poesia, con scrittura rapida, in versi
brevi e rime non complicate che tornano per istintiva memoria, a volte
identiche, es. p. 54 (vedere) o 57 (miele). La reclusione pare non lasciare
spazio agli slanci lirici; ma vi
è
un sentore umbratile, forse onirico (due testi: Sogno), che
è
fuga e insieme desiderio; affiora
‘un
flusso di suoni | e di ombre, di figure | senza più
tempi’
(Lettera morta, vv. 9-11), una specie di metafisica corporea, dove si
perde il confine tra cose e giorni. In questa visuale la prigionia deve levarsi
in un canto lieve e sofferto che trova in Notte uno dei punti culminanti
della raccolta.
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Recensione |
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