| |
Poesia. Con alle
spalle un ragguardevole numero di raccolte poetiche, l’autrice si ripropone con
questa silloge in forma di poema in 112 lasse di diversa lunghezza. Nella parola
si cerca il senso. Ma è qui necessario considerare la scrittura come pura
invenzione, la cui eventuale realtà o significato proviene da meccanismi
che possono sfuggire all’analisi. Taluni versi – ‘il sorbetto canuto del vespro’
(75) o ‘arcobaleno nel tarlo, muschio dotto’ (98) – sono, almeno all’apparenza,
deprivati di una loro funzione comunicativa, reperibile semmai a livello
inconscio quale immagine percepita ma non interpretabile. In più di un caso,
però, risultano strutture sintattiche dotate d’intimo fascino e riferite a una
dimensione (l’io) altra.
| |
|
Recensione |
|