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Poesia.
Fedele ai suoi princìpi, l’autrice usa le rime a uno scopo tutt’altro che
tradizionale. Se pensiamo che con E. Sanguineti ha avviato la nota rivista
Bollettario, è già individuabile un percorso d’avanguardia, però non fine a
sé stesso, come sovente è accaduto con altri autori puramente sperimentali. Ed è
proprio la rima (anche in omeoteleuto), strumento classico per eccellenza, a
scardinare un sistema in cui tutto sembra lecito ma niente è veramente libero.
Un particolare elemento paragrafematico ricorda un simbolo del linguaggio di
sintesi – (: – mentre il lessico riprende parole meno note (es. guaime,
p. 41) e troncamenti singolari: ‘s’è spent’appestat’ammarat’accecato’ (p. 51).
Chiede la Cavalera: ‘(: può esserci un sogno sopra il dirupo?)’ – probabilmente
un incubo, da cui ci salvano la fantasia e l’ironia.
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Recensione |
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