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Poesia.
L’autore stesso la definisce ‘poesia scabra’, sicuramente non adagiata su canoni
correnti — o lirismo o quotidianità. No, il codice personale è un altro: se ogni
parola è dotata di vibrazioni (nei significati e nel suono), il poeta è
riuscito a coglierle tra ‘ricordi e fantasia’. Quanto detto pare comprovato dal
testo di p. 37 che inizia ‘Vorrei uscire dalla veduta quotidiana’, per poi
asserire che ‘L’origami non ha più memoria | del foglio disteso’. La scrittura
invece conserva, sul piano di superficie e proprio, le potenzialità espressive
che il tempo è incline a disperdere: si stabilisce allora un rapporto fra il
pensiero e le cose: ‘noumeno in cortile’ (p. 66) — fino a che punto non sempre è
dato conoscere.
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Recensione |
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