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Archeologia del costume alla luce delle vicende storiche

Saggistica. Questa imponente opera, anche per il grande formato, era stata iniziata da [Anto]Nino Carlevani, scomparso nel 1997. La moglie Bianca Brancati l’ha completata in modo tale che non è facile capire il punto in cui l’opera era rimasta interrotta: diremmo che si tratta di una perfetta simbiosi culturale e umana.

Vi è in pratica contenuta tutta la storia del costume delle antiche civiltà, a iniziare dall’Egitto, certo una delle più antiche. Ma sarebbe riduttivo considerare solo la parte che riguarda il costume, e in particolare abbigliamento e acconciature, poiché si ha anche un quadro esaustivo della parte storica, con una precisa cronologia, che ci lascia stupiti se pensiamo a come sono cambiati i costumi col passare dei millenni, pur conservando una traccia, che a volte tende a ripetersi.

I dati artistici sono rilevanti, citeremo a mo’ di esempio l’organo ad acqua di Ctesibio di Alessandria, un modesto ma ingegnoso barbiere (cfr. O. Tiby XII,147). Uguale discorso vale i per Sumeri, la cui storia si profila fin dal 3500 a. C. con la mitica capitale Ur (radice che potrebbe indicare l’inizio). Va tenuto conto che gli scavi per trovare reperti di così remoti popoli, che poi ovviamente per così dire si sono ‘trasfusi’, non sono di vecchia data, iniziando in genere dall’ottocento: Ebla è stata scoperta nel 1968.

Intanto ci aiuta la scrittura, si vedano i testi cuneiformi. E in questo saggio non poteva mancare un capitolo su Babilonia la grande. Ma altre meno note realtà urbane sono addirittura del V millennio a. C. e lo certifica Ugarit. Gli Assiri avevano come dio Baal o Belo, figura ambivalente e spesso ritenuta ‘negativa’ (Ex. IV,1). Gradualmente ci avviciniamo ai tempi nostri vuoi per la scrittura (i Fenici), vuoi per città, seppure scomparse (Cartagine). Inoltre, li citiamo appena, Sciti, Celti, Etruschi, per arrivare infine alla civiltà romana. Davanti a un lavoro simile non si può che rimanere ammirati per la vasta cultura degli autori, e lo testimoniano gli indici separati dei nomi propri, delle divinità (incluso Gilgamesh), delle popolazioni, di luoghi e riferimenti geografici.

Il volume è illustrato dagli splendidi disegni della Bianca Brancati, che oltre a essere raffinata poetessa (sette raccolte al suo attivo), è pittrice, grafica, scultrice e designer. Questi disegni a tutta pagina ci mostrano l’evolversi dei costumi delle varie etnie in cui si rileva un dato costante: l’abbigliamento femminile, con il fine di accrescere e distinguere l’identità della donna attraverso i tempi, fascino che rimane inalterato in ogni epoca.

Recensione
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