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Fermenti n. 248
Periodico a carattere culturale, informativo, d’attualità e costume

Un consistente volume di 570 pagine con argomenti che interessano non solo la cultura. Cogliendo aspetti che riguardano da vicino le arti si segnalano due articoli di indubbio spessore e testi poetici.

Rivolgendosi alla critica letteraria oggi in Italia, citiamo (Ri)pensare il contemporaneo, alcune annotazioni sul dibattito critico successivo alla «fine del postmoderno» di Elisa Caporiccio. A questo punto viene da pensare: aveva ragione Verdi nel dire di tornare all’antico? Certo che la parabola – non evoluzione in senso stretto – sembra conclusa e ci si pone la domanda: cosa fare? Il secondo articolo Impromptu divagante di Dino Villatico riguarda la musica, e più precisamente la ‘trascrizione’ dal clavicembalo al pianoforte. Potrebbe sembrare un discorso ozioso, Bach piace in ambedue i modi.

Ma vi è un dato di fondo: non esiste uno strumento identico a un altro, né una esecuzione: inoltre pare che le frequenze siano cambiate, e allora? In tanta varietà di soluzioni viene a cadere il problema. È nell’ordine delle cose mai ripetersi: si dice, ma sarà vero?, che non vi è un DNA identico. Nel campo della poesia invece le cose tendono a omologarsi, almeno come metodo.

Benché le composizioni di Domenico Cara sfuggano, per la loro capacità creativa, alla omologazione, tuttavia dai testi qui riportati si nota la ‘somiglianza’ per strutture che perseguono una distinzione attraverso le varie componenti testuali. Che la poesia sia rimasta indietro a confronto delle restanti arti è in dubbio, ma consideriamo il limite cui era giunta, cioè le avanguardie e le neo-avanguardie.

Recensione
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