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Il rumore dei cattivi pensieri

Narrativa. In letteratura a volte certe tipologie si incrociano: è il caso di questo ‘romanzo teatrale’ il cui titolo – Il rumore dei cattivi pensieri – riassume, più che la trama – il significato dell’opera. Séguito ‘naturale’ de Il rumore delle foglie secche uscito l’anno prima, vi ritroviamo i personaggi e lo stile che li connota.

A parti descrittive se ne alternano altre dialogiche, tanto che la divisione è in atti (cinque) anziché capitoli. E ritroviamo quindi la contessa Delle Rose col suo difetto di pronuncia (non riesce a pronunciare la erre), e via via gli altri attori e autori di schermaglie linguistico-sentimentali: quasi un serial, verrebbe da dire. L’intreccio mette in luce, per allusioni o mezze verità, i rapporti tra i vari soggetti. La contessa Delle Rose tenta qualche avance, forse per civetteria, col maggiordomo dal nome – per lei – impronunciabile: Vitruvio.

Poi, al momento opportuno, egli darà le dimissioni con una lettera formale, ma fino a un certo punto, e anche dignitosa (dire se gli attori di questo ‘gioco delle parti’ mostrino tratti sinceri non è facile): un fatto recente, poiché la lettera è del 5 novembre 2015, ed è indirizzata al marito della contessa, il conte Alberto Alabardo Alfonso Almirante Delle Rose. I caratteri si delineano progressivamente nelle loro peculiarità: nell’atto II, per esempio, appaiono Ursula e Leone. Che relazione abbia quest’ultimo con la contessa lo lasciamo scoprire al lettore. La poetica chiusa del romanzo riporta una citazione da Hemingway.

Recensione
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