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Narrativa. Avverte la nota a p. 195 che in questo romanzo “Tutto è rigorosamente autentico, tutto è rigorosamente immaginato”. Ruffilli, oltre a essere uno dei più significativi poeti contemporanei, si dimostra narratore di vaglia: infatti, se la frase riportata potrebbe apparire un paradosso, è invece perfettamente calzante. L’autore è un esperto di Ippolito Nievo avendo pubblicato una sua “vita” e curato ‘Le confessioni di un italiano’, una delle opere più importanti dell’ottocento italiano. Romanzo quindi autentico perché si fonda su una documentazione che in tre capitoli ricostruisce il periodo conclusivo dell’esistenza di Nievo, fino al 4 marzo 1861, naufragio del vapore Ercole, sul quale si era imbarcato. Le descrizioni – sempre sobrie e precise – si collocano nei punti-chiave, rivelando una notevole capacità icastica: ‘Le vele all’orizzonte sembravano fiocchi di neve sparsi dal vento in giro’ (p. 48), e ciò sembra nascere dall’assimilazione della migliore letteratura, classica e contemporanea: ‘Pensò ai poemi classici e al loro modo di descrivere la collera del cielo’ (p. 176). Se la parte immaginata è relativa ai dialoghi, senza però cadere in calchi linguistici, sono probabilmente le pagine finali le più suggestive, quelle in cui si esprime tutta la forza narrativa dello scrittore, con una perfezione stilistica che rende con estrema vivezza il fortunale (ma fu la causa?) che porterà alla tragedia ove scompariranno ‘le vite, i sogni, le ansie, le paure, i dubbi, le speranze, di tutti quanti i passeggeri.’

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