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Poesia. Il senso della vita (Quella lunga scala):
questo forse il tema essenziale che ci propone la consistente raccolta – più di
duecento liriche – che tocca, si può dire, tutte le corde emotive e descrittive,
spirito e natura. Non è facile ‘sintetizzare’ tanta ricchezza di idee, ma è
certo che la poesia della Pomina necessita di ‘espansione’ per cogliere di volta
in volta non solo il già detto ma “parole ancora da pronunciare” (p. 13), per
concludere col testo eponimo. Spesso gli incipit sono di rilevante bellezza
figurativa: “Ho perduto in una ventosa sera di fine estate | una storia già
morta e non più mia” (Vivere in un diverso tempo) o “Ore vuote nell’aria
silente | in questa bianca spiaggia” (Ultimi pezzi di vita). Anche se
estesi, i versi si distinguono per ritmo e musicalità, ad esempio l’alessandrino
con dialefe “sono speranze precarie come fiammelle al vento” (Prigionia).
Con tratti forti o lievi (il finale di Essere o esistere?) si delineano
paesaggi di rara suggestione (Mare). Di opera in opera l’autrice ci dà
conferma di uno stile personale ma sempre comunicativo.
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Recensione |
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