Oltre la siepe buia dei pensieri
Poesia. L’endecasillabo è il verso fondamentale di questa
raccolta (che l’editore chiama poemetto), a volte interrotto da versi brevi, ma
comunque nel decorso del ritmo che varia secondo i momenti creativi: in genere
sono versi piani, raramente tronchi (colme di oggetti che non servon più)
o sdruccioli (Adesso neanche i tordi più si posano), con sinalefi che
raccolgono anche tre vocali, a dimostrazione di una tecnica consumata.
È un
sentimento religioso a percorrere praticamente tutte le poesie, la cui forma
monostrofica procede secondo un flusso continuo e rileva il dato filosofico per
attingere fra parte istitutiva e creativa a quell’antica perfezione cui mira la
scrittura secondo determinate regole: se si dice ‘classica’ oggi è indubbiamente
un complimento. Le metafore si spingono su spazi inediti: “in caroselli rossi di
tormento” ed enunciano una loro originalità: particolarmente riuscita l’immagine
traslata del “girasole cieco”.
Forse esiste davvero una mente divina che può
contenere tutto ciò che è stato, ma il cammino umano è spesso incerto e il
futuro un intreccio labirintico che si perde nel buio (per il titolo l’autrice
potrebbe essersi ispirata al romanzo di Harper Lee). Un piacere nuovo e antico
leggere versi che scorrono unendo la musicalità al significato.
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