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Passive
perlustrazion

Narrativa.
Racconti composti fra il 2008 e il 2017, in buona parte già apparsi sulla
rivista Fermenti (vedi nota). Volendo riassumere alcuni aspetti di questa
narrativa si potrebbero indicare come riflessioni sulla realtà, e oltre:
infatti non sempre la realtà è come appare, ma può venir distorta
dall’osservazione, per quanto acuta. È proprio il mutare delle cose, ma
soprattutto delle esistenze nel loro procedere tra sentimenti e azioni, a
rendere difficile cogliere la sostanza di ciò che accade, e in primo luogo del
perché.
Ci pare questa la linea che l’autore – nome di prestigio in campo
culturale – intenda individuare e connotare attraverso storie che gradualmente
si trasformano in operazioni concettuali per approfondire la conoscenza.
L’identità medesima viene messa in gioco: davanti a una corporeità talmente
fragile da credersi inviolabile, nasce la coscienza di un nulla che ci
attende da sempre (Le voci delle ombre). In questo e in altri casi la
letteratura svolge una funzione fondamentale. È chiaro che il futuro non
esiste, nell’attimo di compiersi è già all’istante presente e passato, idea
peraltro proposta da sant’Agostino nelle sue Confessioni. Quel che più ci
spaventa è la condizione amorfa in cui spesso ci si trova, o l’assenza,
poiché si vorrebbe comunque una pienezza di vita, esteriore e interiore,
corrispondente al desiderio.
La ricerca della verità rischia quindi di apparire
sterile, in quanto risulta sovente appannaggio di un determinato staff
sociale, e ancor peggio è la nostra soggezione e mancanza di autonomia. Con una
folgorante metafora Carratoni riporta all’attenzione su come potrebbe ridursi
ciascun elemento costitutivo dell’essere: “La vita è un cubo di materia
decomposta”. Da qui forse nasce l’estrema diffidenza dei rapporti interpersonali
e la loro sconfitta sul piano ideale.
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Recensione |
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