Lieve d’anima
a spaziare preghiere
in cima al sole
Vento d’angelo
tende una mano ai bimbi
api dell’alba
Virgola il cielo
un nitido di luna
scerpa gentile
Mutano foglie
all’inconciliabile
le sacre nevi
Morir di lingua
al gesto di piccone
sul tuo destino
Due gocce gli occhi
oltre il bordo del dubbio
a segnalare
Eterni i lumi
dove il passo è un restare
e le preghiere
Al vuoto e buio
non sopravvive il tempo
e più non chiama
Sbiancati gli occhi
di neve e spazio attendo
l’atteso sempre
Giardino di sorrisi
assassinati,
donne e bambini
Basta un respiro
periferia del mondo
ed è massacro
Oltre la soglia
a generare il grano
gente di luce
Pianto di fiume
a strofinare sangue
d’anni stracciati
Le mani appese
a maniglie di cielo
la neve ai piedi
Uno su cinque
d’origine e perduto
il tuo valore
Di conoscenza
picchi capovolti
sopra la morte
A scandagliare
su ruote di tormenti
i Suoi precetti
Di un’altra sete
il buio scavalcato
la tua sorgente
Del tuo profumo
il sangue si fa ladro
e rughe scuce
Un batter d’occhi
un po’ di sogno forse
o di paura
Libera d’anni
dove s’allarga il tempo
e sviene l’io
Profumo d’erba
tra quiete caviglie
a rovistare
Schivo parole
intricate di mondo
voci stonate
Calmo è il respiro
della distanza fra te
e il mio dolore
Dentro il mio corpo
trasfusione di sole:
è primavera
Nubi di maggio
girano gli occhi verso
il sole assente
Sono una donna
che sul ciglio del fiume
mangia il suo pane
Sull’alta vetta
gioia d’esser vicina
posa la luna
Fra le mie braccia
un silenzio di luna
ruotando il Tempio
Qui sottocielo
risponderà il mio cuore
al no cinese?
Mani congiunte
oltre il tempo e l’inganno
oltre la fine
Sono i tuoi occhi
nel vasto di montagna
angeli soli
Sebbene il sole
mi bruchi sulla testa
non ti abbandono
Un raggio batte
a segnare il percorso
sulle tue labbra
Con le mie dita
accompagno la luna
sui tuoi capelli
Stelle cadono
sul tuo cuore che prega
e non ha altro
Ho visto l’alba
aprirsi come giglio
e farsi morte
Leggero il peso
sulla via di montagna
senza presente
Si distendono
rintocchi di campane
su morti e dei
Scende la sera
sul rosso del Potala
piovono luci
Gli occhi ostinati
lo sfigurato mondo
scrollano via
Ondeggia l’io
sugli orli del vivere
vento di fiume
Lungo la neve
tra il gelo delle vette
orme d’infanzia
Una luce in me
guidata dal tuo sguardo
si fa percorso
Qui dentro il Tempio
in luminosa morte
ho sconfinato
Questo infinito
che silenzia parole
e mi rinnova
Non dirò più no
nessuna distinzione
unirmi al tu
Con le nuvole
danzo e la luna così
senza orizzonte
Dove remota
a me e al mio corpo
priva di spade
Si stacca e cade
un tranello di neve
ultimo frutto
Forse dormendo
odo senza sapere
così sorrido
Caldi i giorni
ora che vivo di te
ch’eri nascosto
Era l’anima
un corteo di dubbi
un morso lento
Essere nube
o monte dimmi cos’è?
L’io che vi guarda?
Verso il dove che
mi siede a fianco e attende
vanno i gradini
Anima mia
dalla tua idea del mondo
cadi felice
Fra me e il fiume
c’è un filo che mi lega
e chi lo vede?
Fra ciò che dico
e faccio s’ è arricchito
questo mio fiume
In vicinanza
qua dove scorre il sangue
mi riconosco
Quanti passati
nel mio folto destino
e qui il racconto
O sensazioni
che un tempo non lontano
vedeste Dio
Come tua figlia
prendimi fra le braccia
eterna notte
Tutto è nascosto
nel tuo grembo di luce
Buddha cammino
Sono un po’ stanca
m’allungo su un gradino
mi balza un sutra
Lungo le braccia
del monte Kailas gli dei
svolgono scale
Mi annulla quest’Om
mi scioglie come neve
al vivo sole
Dà fiamma e vento
quest’Om in lontananza
ai nudi piedi
Il mondo altro
dove il mio piede poggia
corpo risorto
Lingua silente
per conservare il Suono
emanazione
Per questa luce
che dentro mi respira
tutta una vita
Al corpo basta
a te Om consacrato
dell’acqua e frutta
Il fiore dell’Om
al centro della Storia
e della vita
Gli scalzi occhi
della notte che i sensi
oltrepassano
Stecchi di bosco
oltre il camino offerta
fumo e sospiri
Se mai il Fato,
non lo distinguerei
tra mille luci
Ti sono accanto
a scucire parole
logore e vuote
Planano i giorni
d’angeli solitari
ricamo antico
Donna di scura
creta vorrei il tuo sogno
accarezzare
Pulsa la fiamma
nelle vene del collo
stella nascente
Vorresti dirmi
qualcosa senza lingua
che già conosco
Occhi ingoiati
con l’attesa per vita
d’alba pallore
Fumo del rito
albero che mai muore
su, lungo il cielo
Non so cucire
ma bottoni di stelle
mi trapuntano
Canti smarriti
tra le erbe del prato
vuoi che li cerchi?
Due occhi neri
i miei come bandiere
volano in alto
Vento di neve
che mi levighi il viso
mi fai giovane
Il miotuo
è tornato di cuore
in cuore a Te
Le bandierine
come cavalli al vento
alte di cuore
Inginocchiata
dove in preghiera altri
là sempre un Dio
Un’eternità
sfogliare l’Himalaya
ciliegio in fiore
Bimbo che chiedi
d’adagiare l’anima
sul mio sorriso
Hai già imparato
a spazzar via la vita
bimbo fantasma
Ho fatto il nido
su una lingua che muore
ramo spezzato
Vuole nascere
come bimbo dal ventre
la vera morte
Il corpo smesso
tra le onde d’eterno
s’apre il mistero
Vorrei tu fossi
un figlio della spada
e non fantasma
Fra gli dei sospesa
Calpestata di vento
mi rinchiudo
nel bozzolo preghiera
Il tuo volto secco
si sgretola
insieme alle montagne
Il braccio gira
l’ultima ruota
della sera.
Sanguina la preghiera
sulla sferza cinese
Fra gli dei sospesa.
Di chi le tagliole
in basso
Tra noi un ruscello
mentre il grembiule
teso
mi chiede un po’ del pane
che su un prato spezzo.
Il tuo volto ha crepe
di tempo magro.
Eccoci insieme
in un solo luogo
di pena
Ruotando lo Stupa
t’inciampo distratta
mi guardi
libero dal corpo
Il tuo cielo a Lhasa,
ora ti vive dentro.
Qualcuno lo sa
da sempre
ti calpesta
lui il bastone
tu il grano
che alimenta
Il confine
nel tuo sguardo
lo colgo al volo
l’India è laggiù
sotto le buie nuvole
che parlano monsone
Quei capelli intrecciati
di colori
s’addormentano al sole
sognano
d’essere sciolti al vento
e di far solletico
alla morte
Eppure so
non dovrei essere qui
guardarti negli occhi
leggervi
la deriva
Un tibetano
non può che morire
cinese
|
A brandelli la tua lingua
a sangue combattuta
ma tu devi il cinese
un sasso di tempo
dovrà colpire
i nostri ricordi
Lontana dal tempo
libera di spazio
disoccidente
La direzione
è sempre quella,
nel più profondo
Le tue collane
sulla soglia del cielo
solo da te
donna del Tibet
compro
d’impeto mi doni
un bracciale corallo
e uno sguardo d’intesa
Le tue labbra
Annapurna
una musica
per me che sto
nascendo
Azzurro violino
di morte
che caldo scioglie
la montagna di neve
che da millenni
mi trabocca
l’anima
Forse non batte
il cuore
mentre ti guardo
luna di maggio
che scivoli come
lingua
sul ghiaccio del mio
corpo
Qui
nel caldo del tuo cuore
uccidimi
Annapurna
ora che il percorso
è cancellato
Nel veliero dell’Om
mi sono accecata
di sole
Ho approfondito l’anima
distesa
sulla luna
Nell’aria si espande
e spilla le sue tracce
l’Om mani padmehum
Ci lasciamo vivere
e morire
nei racconti
interminabili
dei nostri corpi
Il tempo ha cucito
un messaggio
sul bianco benvenuto
che sulle spalle mi deponi
universo di possibilità
Il mantello dell’alba
ricopre indiscreto
la voce notturna
dei monti
plasmata d’eterno
Ora che ho tolto le parole
al dolore
m’immergo in Te
calma dell’Om
Oscillavano i monaci
in preghiera
come fiori di campo
spinti dal vento
Si dice che l’arte
è un gesto di perdono
Potala
che arte sei
puntata verso il cielo
Il sorriso del Mandala
vasto come la vita
che racchiude
angeli e maschere
Guardo il Mandala
sul palmo delle mani
pista battuta
di cactus e rose
Qui
leggera è la mano
del dubbio
non mi sorprende
conoscermi
diversa
Non sono il corpo
né la mente che vaga
a dismisura
ma il pensiero amante
di Te
che sempre rinnova
la sua freschezza
Sembrava la neve
gemere
come mille oceani
le stelle chicchi di grano
calpestati
e l’umanità evasa
da se stessa
Ora
non voglio le cose
diverse
sono ora amica
dell’inevitabile.
Resta armonia
lasciamo fare
alla vita
Senza cammino
vado
al centro
del fallimento
Un altro tipo di notte
ai piedi del mondo
prima di
essere qui
un altro io
disperso di nomi
Sono una donna
che mangia il suo pane
sul ciglio del fiume
Non cercarmi solitudine
non cado
come una foglia d’albero
Profumo di neve
fra le montagne
che non raccolgono
la primavera
Riesco infine
ad afferrare
la piuma di vento
che mi rallegra
La gravità
ha messo le ali
e le parole sono volate via
senza danno
Scivolano via
nel fiume
le parti studiate
anime del mondo
Anime fosforescenti
bruciate di silenzio
della stessa sostanza
monaci
dei sogni
Ospitavo una voce
dentro me
dapprima vaga
dopo fu meta
Il nostro silenzio
che rende viatico
il tuo essere arte
e cammino
Il sole è rovente
sul bordo del fiume
così esteso
di sabbia e rovi
così
disarmato
Un istante
e la tua integrità divelta
come fiore da vento
un istante
e le mani troncate
congiunte di candele
A un passo dal cielo
un tempio antico
forse il più antico
dopo la strage
da qui anche i corvi
sono belli
tutti i corvi
Com’è lento il fiume
senza l’abbraccio
dei monsoni
com’è puro
Niente di più bello
ho visto mai
a luna spalancata
questi vecchi volti
rugosi
di compassione
Penetra la luna
negli occhi di un bambino
dove si moltiplicano
i fiori
Apro la finestra
alla luna
lei forse conosce
quel che conosce Dio
Ho pranzato
ai piedi di un albero
petali e foglie cadevano
sul piatto
le ho mangiate al posto
del cibo cinese
Nella cucina del tempio
dove il vento cigola
di carbone
e vampa sulle carni
e l’odore di burro
dentro il tè
non mi disperde l’anima
Mi attraversa improvviso
il suono delle trombe.
Dalla mia riva
lascio cadere le brutture
come immondizia
Quiete le stanze
d’incensi
offerte di acqua di mele
lumini al burro di yak.
In attesa le stanze.
Bisbigliano i tanka
sulle pareti
i Buddha i Lama fissi
nel tenue sorriso
di chi
ha raggiunto la meta.
Le stanze quiete in attesa
verrà dall’esilio
verrà
Soprattutto
là dove
s’inerpicano
preghiere
Cancellano i rumori
intorno al Tempio
le ruote di preghiera
nelle mani tortuose
di chi ormai cammina
da una vita
Questi occhi crepitanti
di mistero
occhi decisi di bimbo
che adornano
un futuro
Sparse nel cielo
si raccontano le nubi
la maestà delle vette
un ghiaccio le parole
se appena
schiudo le labbra
In cima al monte
un gran vento alle spalle
soffia
il senso del destino
Aggrappati ai monasteri
come alpinisti
i tibetani vivono
la rassegnazione
il dolore addomesticato
Non al di fuori di me
questo dolore
la storia cammina
uguali passi
Chi conosce la sua casa?
Chi l’anima?
E siamo già Altrove
Trama di millenni
i monasteri
là sulle alture
bersagliate di vento
e di bandiere cinesi
che bestemmiano il cielo
Si persero i richiami
di tante geografie
accovacciate d’impotenza
convoglio di volti
sbiaditi
incapaci di amare
Sentinelle
Buddha
le tue palpebre
di un mondo
che vede chiaro.
Tu sai dove
oltre lo spazio il tempo.
Tu sai per chi
il nostro andare
Si dilata come notte
la mano
sul tuo viso di certezze
la tua vita che troppo
ha capito
da lungo tempo
Com’è grande il mattino
in cima al monastero
oltre le nuvole
è qui che l’anima si spalanca
e il bene entra
a manciate di sole
I monti che invano premono
alle pareti
la tovaglia che ruba
bianche pagine
ancora inesplose
della mia rabbia
il fuoco che illumina
il tempo sottratto
in una gabbia
Non pesa il corpo
ora che non ho sogni
e non rumino la vita
ora che appena nata
sulle orme
della tua innocenza
Quest’alba
che mi esce dalle labbra
i fiori
sbocciati tra i respiri
Questa luce
dove sto nascendo
come mai
prima d’ora
dove so
senza sapere
Cammino sulla povertà
e affonderei se camminassi
sul mare
L’aquila svuotata
dello spirito
che volava alta
celata ai desideri
conficcata è su un palo
d’inesistenza
Piuttosto incavarsi
di lacrime
che infarinarsi
di maschere
e oblio
Ho incontrato di me
quanto ho perduto
e non c’era stupore
negli occhi del fiume
Solitudine
d’alberi gremiti
di vento che urla
un po’ più giù
del cielo
Stringiti alle pietre
di quel monte immortale
con le tue ossa di dolore
stringiti
tocca la fronte di quel regno
il domani è sempre lì a gettare
un’ombra sottile
di speranza
Ora che muore il giorno
deserto d’ombre
io sono te
senza necessità
di sguardi
Ondeggiano le montagne
nella grazia del fiume
cosparso di vento
Il quieto della morte
sotto i miei piedi incerti
libertà di monaci
non ancora mia
Non so se i sogni
annegano all’alba
nel fiume vedo il mondo
capovolto
e mi segna a dito
Io mi battezzo
nel nome del sangue
che scava le pietre
del pianto
che incide la carne
del grido
che strappa le nubi
E tu fiume
scorri sempre
verso l’Assoluto? |