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La tenue vita

Maria De Lorenzo, autrice di cinque raccolte poetiche, è nata a Roma dove vive.

Traduttrice dal russo di opere di narrativa e per Einaudi de La mia vita nell'arte di Stanislavskij, ha vinto il Premio Minturnae 2002 con Diario d’utopia, 1999 .

La tenue vita è scandita nelle seguenti sezioni: Nel tempo del ritorno, La fiamma del crogiolo, Il bello dell’infanzia, quella eponima La tenue vita e Sinopie e dissolvenze; al testo segue la postfazione di Nino Borsellino, Cronaca di un risveglio di mezz’estate.

I versi della poeta sono svolti tramite un linguaggio contenuto e concentrato. Lo stile è nitido, la forma icastica, la struttura misurata e controllata.

Il ritmo è sempre sostenuto e incalzante, creando suggestioni di arcana bellezza.

La prima composizione inserita come emblema di uno svolgimento da svelare è strutturata in tre strofe: ognuna ha per incipit il sintagma Carta bianca (esempio riuscito di anafora). In questo brano l’autrice ha per interlocutore il supporto materiale della sua scrittura. Da sottolineare che la citata poesia è scritta in corsivo, diversamente dalle altre della raccolta; ciò ne fa risaltare l'originalità.

In L’attesa la versificatrice chiede alla pagina di suggerirle le parole, di specchiare ancora il suo cuore, di riaccendersi del fuoco che arde e non consuma.

Leggiamo nella postfazione che il pensiero anima e raccorda il testo, non dissimulando nella varia misura, lunga e breve, narrativa e aforistica, versificazioni, meditazioni, scaturite dalle immagini e dalle parole “chiare”, non “ossidate”, capaci di rigenerarsi nell’attimo della loro pronuncia.

Nella sezione La fiamma del crogiolo emergono squarci di gioia. In Con lui lontano, c'è il tema dell’amicizia dell’io poetante con dio, visto in modo immanente e che viene più volte pronunciato con la familiarità della lettera minuscola, come fosse un emblema da decifrare o svelare, perché non, anche in chiave pagana.

In Nel tempo del ritorno, la parola rievoca promesse, affetti e ricordi. In Da quell’umido ventre, il tono diviene mistico-surreale.

Qui l’io-poetante promette in dono al suo interlocutore un cetaceo, che lo tenne chiuso tre giorni e tre notti nel suo stomaco e che poi lo gettò sulla spiaggia, come avvenne al profeta Giona.

Le composizioni della sezione La tenue vita, senza titolo, hanno una forte compattezza nella loro brevità. In esse è presente un tono vagamente gnomico. Un filo rosso lega questi testi. Sono menzionati animali, quali la rana, il grillo o le lucciole palpitanti. Incontriamo anche figure della cerchia ultraterrena come la Madonna gli angeli, i santi che stimolano suggestioni di atmosfere indefinite. Prevale un senso di sofferenza, quando si parla di un addormentarsi nell’afflizione sperando in un altro giorno.

Tra i motivi trattati c’è anche quello storico, quando viene affrontato il tema del male o delle fasi distruttive della vita e del mondo, che si riassumono con il verso: “È gravida di peccati l'umana compagnia”.

In Il bello dell’infanzia, prevalgono scene di autobiografia vissuta.

Il componimento Solo una scintilla cita un libretto vellutato di preghiere e una zuppiera di porcellana bianca, oggetti che appaiano come simboli di una materialità rivissuta che porta in lontane e indescrivibili percezioni.

Perché La tenue vita? Forse per l'esigenza di predominare, tramite un anelito verso un esistere gioioso, leggero.

Anche se la vita offre all'autrice un acuto esercizio di reminiscenze dalle varie sfaccettature che proiettano scene vive, lapidarie per ricordare che la vita non è solo un miraggio del passato, ma un ripercorrere fasi di un barlume cosciente che ritornano in scena, finché c'è sensibilità e “un disegno d'amore”.

Lieve come farfalla vorrei posare
sul cuore degli uomini
e impollinarli d’amore
ma la mia carne come piombo pesa
e organo non c'è
che sollevar mi possa
per iniettare così soavemente
quel nettare assai raro.

Recensione
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