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Forse si tratta di poesia lasciata, a volte, alla scrittura automatica. Il contenuto è chiaro, anche se certi versi non sono d'agevole interpretazione. Se aiuta il sapere che l'autrice fu presto orfana di madre, adottata e separata dalla sorella, la parimenti poetessa e prosatrice Wilma Minotti Cerini, già la lirica d'apertura, che dà titolo alla silloge A braccia aperte, ci fornisce una chiave di lettura: "Ancora scorre quel ruscello | col suo verseggio sparso | e specchia quella bimba | sul levigato masso | [...]": corso d'acqua e flusso della vita entro la memoria, ruscello che, ingrossatosi, di nuovo appare più avanti, nella composizione "Si andava al torrente": "[...] | Nelle gelide correnti, i tuffi, | ma noi impavide e dive, nei bei costumi, | impazienti, crogiolavamo al sole | nell'attesa di un'occhiata | dalla comune fiamma, l'atletico Josè | [...]": si noti quanto quelle semplici, usuali parole, "nei bei costumi", che richiamano l'innocente fierezza delle due giovanissime di presentarsi belle al simpatico Josè, contribuiscano alla leggiadria, così come altri vocaboli d'uso corrente in punti diversi della raccolta: direi che l'accompagnarsi di termini comuni e di altri rari contribuisca al valore poetico; quanto ai secondi, non ritengo ch'essi siano ricercati dall'autrice, bensì fluenti naturalmente da un ampio bagaglio lessicale. La poetessa scrive in metro libero, esprimendo versi della più varia misura, dal quinario all'endecasillabo, non raramente traboccando in ritmico ipermetro, pensoso o descrittivo.

Si prova leggendo anche un senso di mistero, come in tutta la buona poesia, un segreto profondo che la memoria purificata dall'arte poetica porta alla superficie. La Minotti Beretta si rivolge nel ricordo ai sodali frequentati nella vita: per poco, la defunta mamma, cui è dedicato la reminiscenza lirica "A mia madre Margherita", dove la memoria stenta a mettere a fuoco: "[...] | ho dimenticato la tua voce. | Di te solo un caldo sorriso | un bacio sulla fronte | [...]" ; in seguito, i genitori adottivi, quindi le proprie figlie, cui la silloge è dedicata, e le amiche, come la persona cui è rivolta la lirica "Alla mia amica Pasqua": "[...] | M'intenerisci il cuore | che non si fa scrupolo | a zampillare l'impeto nascente | scrosciante come un accordo sui tasti | che si gioca l'anima | [...]".

Poesia giovane e serena.

Recensione
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