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Mezzo secolo nei racconti di Elisa
Molti spogliano le case dei nonni e altri, se sono rimasti senza ricordi
tangibili, si rivolgono ai vari mercatini dell'antiquariato, che in questi
ultimi tempi si sono moltiplicati nella ricerca di una memoria e comprano le
cose più disparate per compensare, in questa spasmodica fretta di vivere, quel
vuoto che lascia l'amaro in bocca.
Cosi scrive Elisa Borin Sala nella prefazione al suo ultimo libro Il muro
oltre la porta, pubblicato da Piazza editore. Una raccolta di racconti autobiografici che risalgono indietro di cinquant'anni nella storia trevigiana,
descrivendo luoghi e persone che trovano posto significativo anche nella memoria
collettiva. Il tutto filtrato dagli occhi timidi di una bimba solitaria,
incapace di sfondare il muro di incomunicabilità che la avvolge, la cui
solitudine più che fisica è dentro l'anima.
Sfollata fuori città durante la guerra, Elisa
rimane pietrificata sulla grata del cancello mentre passano quelli che definisce "gli scampati
vivi" del tragico bombardamento di Venerdi Santo 7 aprile 1944. "Erano sporchi e
spaventati, trascinavano carretti e biciclette strapieni di ogni tipo di
masserizie. Ricordo il loro silenzio rotto solo dallo scricchiolio delle ruote
di legno sulla strada sterrata... e mia madre piangente che chiedeva notizie sul
bombardamento e sulla sua famiglia".
Frammenti di immagini, odori, sapori d'infanzia che molti in città ricordano
ancora: le chiese con i banchi divisi tra uomini e donne, le ragazzine cacciate
fuori dalla porta se il loro abito veniva giudicato "sconveniente" dalla suora
di turno, le lavandiaie chine sui lampor del Sile, le masanete e i
bogoi della
Pescheria, la magia del Teatro Comunale. Elisa Sala Borin svela la sua vita
attraverso parole e disegni, che accompagnano i racconti intrisi di nostalgia.
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Recensione |
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