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L’Astronauta del cuore, antologia poetica 1968-2008
Raccoglie quest’antologia quarant’anni di attività poetica il cui racconto può
esser anche letto in termini di cronaca, di romanzo in versi quasi (come ben
suggerisce nella bella introduzione Hilde March) di una vita mai quieta, mai
doma, nelle proprie rivendicazioni d’amore. Amore che se incentrato attorno alla
figura amata rincorsa e patita non esclude però lo spazio esterno dalle proprie
corrispondenze e dai propri inceppamenti ma lo coinvolge pienamente facendone il
referente primo a cui quello stesso amore deve guardare per il proprio
umanissimo completamento. Sacralità e consapevolezza delle iscrizioni che
Masini, pur nell’acerbità del verso, ha ben presente fin dalla prima esile
raccolta “Quando piangono gli angeli” (che poi confluirà con delle aggiunte
nelle successiva “Piccola selezione”) contraddistinguendone la poesia fino alle
prove della maturità. Amore di donna e di terra (che è quella del pratese)
inscindibilmente legati in reciproco sfondo, in reciproco dialogo, sotto l’egida
di una passione a lungo inficiata da ritrosie e pudori ed un canto che soltanto
al termine, nel riconoscimento, riuscirà a sciogliersi nel mare dei ritorni.
E’
un percorso allora questo che si apprende, tra accensioni e spegnimenti, per una
fedele e paziente rimessa di sé entro le metamorfosi di una natura e di una
vita sempre volta “a germinare | per chi non sprecherà | la forza della spiga,
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ma ne farà il suo pane | di quotidiano amore”. Perché il frutto che già nel bene
della fatica si prefigura in bellezza è per Masini (nel conto e nel superamento
delle resistenze) la misura di un mondo che pur nella crudezza delle sue
occlusioni conserva in sé tutta la creaturalità e le infinite dignità del
compiersi. La parabola di fondo di questo lungo apprendistato è allora
nell’offerta continuamente rimessa all’incontro, alla ricerca non del candore ma
della giusta innocenza, della grazia natale la cui rivelazione nella
preservazione ci ricompone e ci fonde. Rivelazione che passa anche da una
comunione scavata nel buio la cui dialettica ha la sua centralità nella terza
raccolta, “Pensiero d’amore”, in cui nello sguardo della donna è racchiuso il
potere d’ogni amore, dell’amore:” “Ma non potrai scordare,
| come nessuna
madre, | il tuo dolce dolore | quando venni alla luce dal fondo dei tuoi
occhi. | Puoi abbandonarmi forse, | ma rinnegarmi mai”. L’incisione dunque è nel
solco di questo mistero di cui il poeta si fa servitore leale nel nutrimento
delle radici, arnia che brulica di versi (secondo un immagine a lui molto
cara), miele per chi ha fame. E, secondo una definizione del seguente “Casa
di carta”, astronauta del cuore lanciato al mondo da un amore che nella
condivisione lo dispone finalmente come un
esploratore alla ricerca e al ritrovamento di “Tanta, tant’acqua | e
incontaminata” portandolo in un bellissimo passaggio a deporre il casco per
trasformarsi in contadino ed il cui senso è ben detto nei versi inediti di una
poesia dedicata alla Dickinson: “Oltre il recinto | è necessario andare | per
rendere a misura | l’infinito”. Ed oltre il recinto è necessario andare per una
salvezza che non è solo per se stessi nel richiamo
riportato a terra
là nel “deserto intenso” dove la vita chiama. Direzione in cui Masini si pone
con forza nell’ultima fase della sua produzione racchiusa nell’emblematico
titolo ”Proibito a chi odia” in cui la parola, sfrondata da inutili accumuli che
ne frenavano la voce, si fa complementare elemento di quella misericordia di
sguardo alla base di una narrazione del mondo la cui memoria ed intelligenza
d’amore si fa con fermezza risposta – e monito – alle tensioni anche sociali e
morali che hanno segnato e insanguinato la storia degli ultimi anni (e qui
evidente anche nell’ultima parte di poesie sparse e inedite). Nella complessità
e nella semplicità insieme del viaggio ci resta, in conclusione, la poesia di un
ragazzo a cui la ricerca d’amore svelandolo al corpo fecondo e trasfigurato
dell’umano (“fossile | di durissima pietra”) lo ha donato e rimesso allo spazio
intenso della compassione e della presenza, scudo e salvaguardia dell’umano
stesso il cui valore, con umiltà e franchezza d’ascolto, Masini sovente rimarca
e richiama nei cerchi concentrici delle ferite e degli echi. E che per la
testimonianza di fede , inscindibile in ogni vero discorso poetico, fa della sua
una voce salda e sempre in divenire: consapevole, come fuoriesce più volte, di
avere appena imparato a camminare. | |
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Recensione |
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