3 d’union
aforismi poesie racconti
Il libro che prendiamo in considerazione in questa sede, come
mette in evidenza il suo stesso titolo, può essere considerato un’opera corale a
tre voci.
Si tratta di un esperimento letterario ben riuscito, nella sua
alchimia intrinseca ed affascinante.
Per la sua struttura composita, a livello
formale e semantico, il volume può essere considerato un ipertesto.
Si tratta di una pubblicazione multiforme, stimolante e
originalissima, un unicum nella sua sostanza,
In essa si ritrovano insieme diversi generi
letterari, che interagiscono dialetticamente tra loro, sviluppando un’idea di
unitarietà, nella sua stessa articolazione.
Addentrandosi nella lettura delle pagine, sembra di assistere ad una
fusione e, nello stesso tempo, ad una dispersione dei vari contenuti.
Tale sensazione è sottesa ai fili rossi del
tema dell’introspezione, motivo dominante e, a volte, dei rimandi, che legano
un segmento all’altro.
Introduzione: le parole e l’ascolto
di Giovanni Baldaccini (febbraio 2013), il primo
brano, può essere considerato un frammento di prosa poetica sul tema dei libri
e del loro fascino e sulla lettura stessa; ha un carattere programmatico.
Nel suddetto pezzo l’io-narrante, di notte, osserva, in un’atmosfera
vaga e sognante, i volumi negli scaffali della sua casa.
Si assiste all’accattivante gioco della
fruizione dei testi e della scrittura, che riflettono su se stesse, in un
avvincente dialogo.
Questo avviene con un meccanismo letterario
simile a quello che è sotteso alla cornice architettonica del romanzo Se una
notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino.
L’autore dice, non a caso, di ricomporre letture.
Al brano in prosa segue una poesia centrata sulla pagina, sempre
connotata dalle stesse tematiche.
In essa si nota un tu, al quale l’-io poetante
si rivolge e del quale ogni riferimento resta presunto.
Lo stesso Baldaccini è inserito nell’opera, oltre che con il frammento
suddetto, con i seguenti racconti:: Lascaux, sottotitolato Omaggio a
le maschere di Dio di Joseph Campbell, La musica dei tarli, Omaggio a Joseph
Roth, ispirato ai romanzi Fuga senza fine e Giobbe e Kappa,
Omaggio a Kafka, che trae spunto da Il Processo, Il Castello, La
metamorfosi e Lettera al padre.
Di Antòn Pasterius leggiamo un racconto, scritto in terza persona,
intitolato Un pomeriggio di Antòn, la silloge Sistema binario,
nella quale le poesie, ad eccezione dei titoli, sono costruite da parole
tratte dalla raccolta di narrativa Desiderare altrimenti, dello stesso
Baldaccini, e il brano Intimo donna, nudo d’autore.
Luciana Riommi ci propone tre sequenze di aforismi, riunite sotto lo
stesso titolo: Da uno scaffale all’altro: tali serie sono: :umanità &
dintorni, eros & thanatos e psico & analisi.
Un pomeriggio di Antòn,
di Pasterius, ha una forte vena autobiografica.
In esso viene descritta una passeggiata dell’autore per le strade di
Parigi, nella quale il poeta è spinto dal desiderio di raggiungere il suo
gallerista della Rive Droite.
Intanto l’antico materialista organico e dialettico osserva
distrattamente il fiume e le sue acque colorate, nella ricerca, con lo sguardo,
di una coppia pressoché stanziale che occupa in permanenza la stessa panchina.
Dice a se stesso che devono essere tante le coppie che si alternano nel
loro amoroso lavoro di giornata, fornendo ai turisti occasionali, la stessa
stabile vista, che si costituisce come parte integrante del panorama romantico
della metropoli.
Deve proprio essere così, altrimenti, lo capisce bene il vecchio, non
avrebbe potuto osservare una classica scena parigina e avrebbe dovuto rifarsi
alle immagini di una delle tante foto poster alla maniera di Doiseau.
Pasterius si ricorda bene della delusione, morale e artistica, che ha
sperimentato, quando si è saputo, dopo tanti anni di “autenticità”, che lo
scatto più noto di Doiseau era un “falso”.
Il Maestro aveva messo in posa la coppia a ripetere lo slancio amoroso
sotto la sua attenta regia eseguita “a regola di dis-arte”, come il
protagonista vuole puntigliosamente precisarsi.
L’autore cita Giorgio Manganelli, riportando il suo assunto, secondo il
quale, la letteratura è menzogna, dimostrando che non esiste l’arte se
non c’è la bugia a sostenerne il valore.
Viene descritta la sosta del poeta in un bar per
bere un corroborante café–crème.
Nello stesso bar il poeta si sente a suo agio;
poi, evento centrale, percepisce su di sé qualcosa di insolito, ma di già
conosciuto.
Si tratta di uno sguardo particolare, che non lo fa scomporre.
Infatti rimane immobile; poi lasciato
trascorrere un tempo acconcio, si gira lentamente verso la direzione che è
quella giusta.
Due perlacei occhi femminili lo stanno fissando intensamente e il loro
sguardo esprime interesse e cupidigia.
Lo scrittore risponde all’occhiata con piglio ostinato e sovrano,
osservando il viso di quegli occhi, così dolci oblunghi e orientali.
Il volto della ragazza, giovane e matura nello stesso tempo, dall’aria
francamente seduttiva, è ben piazzato, non a caso, al colmo di un manifesto a
cura della municipalità, che raccomanda in amore l’uso del profilattico.
In un intrigante gioco di occhi, che si compenetrano, Pasterius le
sorride e le dice che è inutile che quelle cose d’amore accadano tra loro.
Altro evento forte, nella promenade del nostro, accade quando egli si
avvicina ad una tomba, della quale il marmo non è freddo, come pensava, e, là
dove era inciso il nome, risultava ancora tiepido.
In una scena di tipo pirandelliano, Pasterius legge l’iscrizione
tombale: “A. Pasterius”, la sua stessa denominazione, e ne rimane sbigottito.
Tuttavia lo scrittore non si perde d’animo e realizza che quella è la
tomba del suo sfortunato cugino Alexander.
Sulla via del ritorno il protagonista si chiede se tutta la sua
passeggiata ellittica, non fosse stata soltanto uno sporco espediente,
escogitato per far luce su qualcosa di sconosciuto di Sé che pure gli
apparteneva.
In Sistema binario tutti i componimenti, che iniziano con la
lettera minuscola, sono ben risolti in un unico respiro, senza uso di
punteggiatura.
Le poesie sono caratterizzate da una forte densità metaforica e
sinestesica e i versi hanno un carattere leggermente anarchico.
È presente un forte senso di mistero e la poetica è permeata da un tono
surreale.
Il tono è epigrammatico, avvertito. e scattante, e, temi dominanti,
sono quelli della corporeità e dell’erotismo.
“3 d’union”, complessivamente, ha come idea fondante,
come etimo, chiave interpretativa, una forte valenza connessa alla psicoanalisi
freudiana e alla psicologia analitica junghiana.
Tale fattore consiste nello scavo profondo nei
meandri delle menti dei personaggi nominati, che agiscono come specchi
delle psicologie e delle personalità degli autori.
Non a caso, rispetto a quanto suddetto, bisogna tenere presente che
Luciana Riommi e Giovanni Baldaccini sono psicoterapeuti.
Tale ascendenza culturale condiziona le loro
scritture e si rivela nelle affabulazioni, nelle varie situazioni descritte.
Essa permea l’essenza dell’opera, in toto, di
magia, sospensione e vaghezza e le dà un certo tratto mercuriale.
La Riommi mostra, nella composizione dei suoi aforismi, una notevole
capacità combinatoria.
Infatti questi componimenti sono costituiti da
citazioni e titoli, estrapolati tout-court da vari autori, poeti, scrittori,
scienziati e psicoanalisti, ognuno della lunghezza di un rigo.
In realtà, nell’elaborazione dei testi, si assiste ad una vera e
propria opera di assemblaggio dei vari materiali.
Questo procedimento non è casuale, ma ben
mirato, nel giustapporre le varie parti, e sottende una crescita di senso, una
forte dose di ipersegno.
In calce ad ogni singola sequenza di versi, tra parentesi, leggiamo, in
ordine progressivo, i nomi degli autori delle varie sezioni delle opere, tra i
quali, spesso, incontriamo non a caso quelli di Freud e Jung.
Nell’impossibilità di un’analisi approfondita di ognuno dei racconti
presenti nel libro, ci soffermiamo anche su Lascaux di Giovanni
Baldaccini.
Bisogna evidenziare che in Lascaux, che è
il nome di un luogo mitico, è centrale il tema della misteriosa
scomparsa di Pasterius, che avviene in un clima di attraente arcano e di
leggenda.
Nell’affrontare il discorso si crea un gioco intrigante di incastri
perché l’autore, di origini moldave, è uno degli autori di “3 d’union”.
In un passaggio saliente del racconto il misterioso personaggio,
Madame, domanda al protagonista che cosa abbia imparato da Pasterius.
Quello risponde che gli ha insegnato a scomporre, che il mondo non è
così come appare.
Afferma che gli ha detto che le prospettive sono
infinite, come i punti di vista e che deve cambiare il suo e guardare
allargato, poi a rovescio, di lato, dall’altro.
E che questo tuttavia non basta e che deve
entrare nella materia, osservarne la composizione, ricomporla non uguale.
Rivela che lo scrittore gli ha chiesto
gridando:-“Non sei capace d’inventare forme partendo da quella che ti è
data?”-.
In un’atmosfera onirica e numinosa avviene la ricerca dello scrittore
sparito.
L’io-narrante è condotto da Madame in un tunnel
laterale, nel quale strani segni non decifrabili rivestono le pareti con tratti
trasversali e oscuri incroci.
I due personaggi trovano l’impronta della mano
di Pasterius.
La figura femminile dice al protagonista di
prendere la lampada e di uscire, mentre lei resterà nel luogo ancestrale.
Poi la donna rivela di essere il Buio, la Notte
senza stelle e di appartenere al posto simbolico, come lo stesso artista.
Il tono è fiabesco e intriso di misticismo;
Madame rivela che anche lo scrittore fa parte del sito leggendario, è una sua
entità.
Le due figure divengono espressioni quasi di
vaghe divinità intermedie, esseri fantasmatici, personaggi onirici delle
tenebre, immagini archetipiche dell’inconscio.
L’opera va ben oltre la forma del mero contenitore
Si presenta stimolante e piacevole nella sua lettura, che può avvenire
a diversi livelli.
Il volume potrebbe divenire il punto di partenza, il modello, per altre
opere strutturate in modo simile, connubio di diverse modalità espressive di
svariati autori.
È traslato di una maniera nuova di fare
letteratura, cultura, nel solco della contaminazione e della
multidisciplinarietà.
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