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Duccia Camiciotti e Claudio Battistich
Lunedì 7 maggio 2007 alla Libreria Martelli in Firenze sono
stati presentati i libri di poesia: Nostro quotidiano delirio (L’Autore Libri)
di Duccia Camiciotti e
Il nuovo futuro (Aletti Editore) di Claudio Battistich
(libro postumo curato dalla stessa Duccia). Relatori: Roberto Cellini e Roberta Degl’Innocenti.
Roberto Cellini, Presidente del Centro d’Arte Modigliani, ha
iniziato la sua presentazione leggendo le due biografie degli autori ed entrando
successivamente nel merito dei libri.
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da sx: Roberto Cellini,
Presidente del Centro d’Arte Modigliani, Duccia
Camiciotti e Roberta Degl'Innocenti. |
Duccia Camiciotti è nata a Bracciano e vive a Firenze. Poetessa, scrittrice, critica letteraria e d'arte, proviene
da studi letterari di giornalismo a Urbino e dall'Accademia d'Arte Drammatica
Silvio d'Amico in Roma; in quest'ultima città ha insegnato estetica
all'Accademia Sharoff - Staniwslawskji. E' stata assistente nel Centro Studio
Orientali di Claudio Battistich, l'esule istriano, suo secondo marito, scomparso
nel 1988, che fortemente ha influito sulla sua personalità. Numerose sono le
raccolte di poesia pubblicate e i libri di prosa (questi ultimi scritti con il
marito Claudio). Collabora a varie riviste di letteratura, arte, filosofia e
teologia. Fa parte del Consiglio della Camerata dei Poeti di Firenze e del
Centro d’Arte Modigliani di Scandicci.
E’ stata invitata due volte presso l’Istituto Italiano di
Cultura a Mosca a leggere le sue poesie. La seconda volta insieme al poeta
Eugenji Evtuscenko.
La poetessa e scrittrice Roberta Degl’Innocenti,
che si è occupata più volte di Duccia Camiciotti, presentando i suoi libri sia a
Firenze che a Perugia, ha iniziato dicendo che il libro risente anche della
visita a Mosca poiché l’Autrice ha trasmesso nelle liriche emozioni, frammenti
di viaggio, impressioni.Tutto ciò, insomma, che alla sua fantasia ed emotività
ha suggerito una simile esperienza:
…(…)… una poesia estremamente lirica, quella di Duccia, e
nello stesso tempo forte, imperiosa. I versi accarezzano o graffiano, sia che si
perdano in suggestive o impressionanti immagini della natura, sia in luoghi
emozionanti ed emozionabili.
Duccia è testimone esemplare del suo tempo, densa interprete
di denuncia civile quando punta il dito su fatti, avvenimenti tragici per poi
tornare, a tratti, con uno sguardo bambino che intenerisce ed esalta. Un libro,
“Questo nostro quotidiano delirio” che suscita reazioni sul lettore, invita ad
un riflettere talvolta scomodo ma conduce sui sentieri di un’umanità
smarrita…(…)…
Proseguendo, poi, con indicazioni sulla composizione del libro (suddiviso in
tre parti) e che si avvale della prefazione di Anna
Balsamo:
…(…)…La prima sezione ha per titolo “Vedutismo” ed accoglie
liriche che si nutrono di un flash, immagini fulminee che si snodano rapide,
incalzanti. Dolcezza e furore, mista a sgomento, quasi un presagio funesto, in
uno stupore improvviso, incontenibile.
Sensazioni primordiali che poi paiono sciogliersi nel fremito
di una preghiera. Si aggiungono, poi, impressioni di vita, attimi rubati al
tempo ed eternati nei versi, come i ciclisti che pedalano “le giunture
frenetiche”, lei scrive “all’unisono”, sembra quasi di vederne il movimento. Un
vedutismo, quindi, che non è solo natura, ma si avvale della natura per
continuare un viaggio poetico che l’autrice percorre con intensità e rigore…(…)…
La Degl’Innocenti ha proseguito parlando della seconda parte
del libro che accoglie la titolazione della silloge:
…(…)… l’imperativo è
correre, la società di oggi invita, anzi ordina. Tutta la lirica omonima è pervasa da questa tensione che si
esplica in versi tenaci, le parole si susseguono in un crescendo emotivo dove la
vita e la morte precipitano la sera. Come spezzoni di film, rapidi e avvolgenti
di un’umanità sperduta e inconsapevole…(…)….
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Duccia Camiciotti e
Roberta Degl'Innocenti. |
La Degl’Innocenti poi ha letto e commentato il testo New Orleans (dopo la
distruzione dell’uragano katrina):
…(…)…Ognuno di noi, quando legge o ascolta poesia, è colpito
maggiormente da l’uno o dall’altro testo, a volte è anche difficile comprenderne
i motivi. Ci si può o no riconoscere, oppure condividere, ma quello che sempre
conta è l’emozione sovrana.
Ecco, la terra del jazz. Il suono del sassofono, non più musica vibrante e sonora, ma
pianto leggero, lamento che si perde ed esalta il bianco e il nero. La luce e il buio.
Dove il colore del fango sovrasta la vita, imprime un
grigiore diffuso, sorprende la notte. Dove i bambini marciano “come il flauto
magico / per raggiungere i cieli delle stelle”.
Amore e dolore
Suggestione e mistero
Nel mio immaginario ho sempre associato New Orleans ad una
visione bruna che bacia o percuote le note, oppure (parlo ovviamente in prima
persona) nella passione mista a languore del film “Un tram che si chiama
Desiderio”.
Ora Il Lamento sulla terra del Jazz mi ha fatto pensare ad un
altro luogo, un altro tempo, che non ha attinenza con il tema della lirica, ma
ha mosso ancora la mia fantasia.
Allo struggente Fado delle donne con lo scialle nero
E lo sguardo perduto verso l’oceano.
Mi sono permessa questa divagazione per dire come la potenza
della poesia possa portarci lontano, muovere la mente, accarezzare o mordere
entità diverse… (…)… il terzo gruppo di poesie recita nella titolazione “La
vittima bambina” e già si evince da queste parole il contenuto delle liriche. Da
sempre Duccia è vessillo contro la violenza. Il suo combattere è grido
infaticabile…(…)…
Roberta Degl’Innocenti ha poi concluso la sua esposizione citando
un verso di Nina Berberova, prima di passare alla presentazione del libro di
Claudio Battistich.
Claudio Battistich nasce a Fiume (Rieka) il 7 Luglio 1930. Da giovane ebbe una vita movimentata nel quadro degli eventi
politici di frontiera. Nei primi anni ‘60 Claudio Battistich ritorna in Italia
dove si laurea, ma non può esercitare finché non ha ottenuto la cittadinanza
italiana, essendo stato apolide. Esercita il suo lavoro di traduttore dalle
lingue antiche orientali (aramaico, ebraico antico, sanscrito, etc.) nel “Centro
Studi Orientali” da lui aperto a Firenze, dove si trasferisce da Roma, e dove
insegna orientalismo in genere, filosofie comprese, assistito dalla seconda
moglie, Duccia Camiciotti.
Muore l'11 Febbraio del 1988. Di lui sono stati pubblicati
quattro libri di narrativa, scritti con la moglie Duccia.
…(…)…Il libro di Claudio ha una duplice valenza di approccio
con il lettore. L’una molto più agevole, (non voglio dire semplice perché è una
parola da usare fra virgolette per parlare di questo testo). Agevole perché
diverse liriche sono estremamente godibili con una forma lineare, un ritmo
musicale e accattivante, belle metafore.
L’altra valenza di lettura, criptica, affonda le radici in
una profondità di significati che portano lontano, occhieggiano le molteplici
esperienze dell’autore con simbolismi, derivano dal suo soggiorno in India,
dagli studi che lo portano a condurre il Centro Studi Orientali, del quale si
occupava a Firenze, con l’aiuto di Duccia. Quindi le parole non si fermano all’impatto iniziale ma
esplicano significati che possono essere gioiello per gli addetti ai lavori. Rimane però, per tutti, la versatilità della lirica, al di là
dei significati etnici e parapsicologici.
Dopo una prima e immediata lettura ho ripensato al romanzo
Il tempo di Meg Dombrowski”, scritto con Duccia, e che io stessa ho presentato
a Firenze e Perugia, agli esperimenti a livello psichico e temporale.
Agli spostamenti nel tempo ed ho ritrovato, sottese fra le righe delle poesie,
esperienze narrate o forse vissute in prima persona …(…)…
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Roberta Degl'Innocenti
nel corso del suo intervento. |
La Degl’Innocenti ha poi parlato della composizione del libro suddiviso in
tre parti e spiegando come “L’aquila”, prima lirica del libro, letta ad inizio
serata, sia un testo dai ton lirici, evocativi che si libra leggero ed elegante,
ma che nelle sue parole ci sveli che il viaggio ne sottende un altro (un viaggio
in astrale) e come nel verso “e io sapevo senza sapere” sia implicito che si
parli di reincarnazione, quella conoscenza data da vite precedentemente vissute.
Proseguendo:
…(…)… Miti e leggende creano un’atmosfera surreale, intrisa di malinconico
stupore, nella seconda parte del libro. I richiami al profondo Nord intrecciano
mondi sconosciuti e lontani, un fascino inquietante, nella parole di Claudio, e
d’improvviso una speranza salvifica: “fu l’alba d’un giorno d’amore”.
Ancora simbolismo, nella poesia “La leggenda della spada che
canta”, dalla quale ho tratto il precedente verso. Lui parla di tre sorelle nel
cielo nero che sono l’amore, la donna e la sofferenza.
…(…)… A tratti sensazioni, emotività in momenti comuni e
ancora quotidiani affiancano parole presagio che suscitano quel sottile sgomento
che ho ritrovato anche nel vedutismo di Duccia.
Molteplici però sono le implicazioni che muovono le poesie di
Claudio…(…)… Le prime due parti del libro, con l’eros e i vari momenti,
dall’intrigo al distacco, e poi la campagna, la vita, il fascino del Nord e
delle sue leggende, la magia dei miti e i simboli, tanto che ogni poesia ne
contiene e sarebbe molto interessante poterne parlare, dicevo queste due parti
del libro ci introducono alle ultime tragiche poesie dove Claudio ricorda il
figlio morto giovanissimo e non solo. Mosido Soleno Battistich muore in seguito
allo scoppio di una bombola ad ossigeno.
Claudio ne parla nel testo “Ricordo”, una delle liriche
fondamentali del libro. Alla tragedia si aggiunge il particolare, spiegato da
Duccia della prefazione, che Mosido Soleno non perdona al padre, durante
un’operazione di soccorso, di avere dato la precedenza ad una famiglia numerosa
prima che a lui stesso. In questo testo c’è la vita, ci sono il ricordi, i
conflitti fino ad un’ipotesi di nuova nascita, un incontro in tempi e modi
diversi. Un rinascere insieme.
Ad un certo punto però Claudio ha un presagio di morte, della
sua per essere più precisi, e questo spiega l’assoluta disperazione delle ultime
liriche. Non mi pare il caso di commentare oltre la situazione vissuta da
Claudio e che ha determinato queste liriche intense ed emozionanti, pur nella
tristezza che ne provoca la lettura.
Solo un pensiero sulla poesia “Quando”: così ricca di
immagini floreali, una natura rigogliosa con le corolle sgargianti che si
chiudono per il notturno riposo e il lupo che ringhia impotente contro il gelo.
Allora Claudio cerca una risposta alla sua disperazione perché crede, o meglio
sa, di essere giunto alla fine. Io vorrei pero concludere ricordando ciò che lui, in un altro
momento, ha scritto.
Durante l’anteprima del libro che si svolse, qualche tempo
fa, alla Camerata dei Poeti, mi colpi, fra le altre, una frase che mi annotai su
un foglietto ed è proprio con queste parole, le parole di Claudio, che io saluto
e ringrazio…(…)…. “Voluttuosa risorge dalle proprie ceneri la Fenice, è il primo giorno dell’Universo, speriamo”.
Dopo la presentazione dei due libri Duccia Camiciotti e
Roberta Degl’Innocenti si sono avvicendate al microfono, davanti ad un pubblico
veramente numeroso che si trattenuto fino alla fine, nonostante l’ora tarda.
La serata è stata ripresa da Toscana TV. Notizie dell’evento sono apparse su La Repubblica e La
Nazione.
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