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Pompei e Santorini: l'eternità in
un giorno
Roma, Scuderie del Quirinale 11 ottobre 2019-06 gennaio 2020
“Terremoti, eruzioni vulcaniche,
incendi, inondazioni, diluvi, mutando di colpo, con la faccia della terra, il
corso delle società umane, le hanno combinate in modo nuovo, e queste
combinazioni, le cui cause prime erano fisiche e naturali, sono divenute, col
tempo, le cause morali che mutano lo stato delle cose”
Jean-Jacques Rousseau
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Pompei: il calco di due vittime. |
Pochi avvenimenti hanno marcato
la storia del pensiero moderno più della riscoperta di Pompei nel 1748: quasi
1700 anni prima la pioggia di cenere e lapilli provocata dall’eruzione del
vulcano conservò l’antico centro urbano e la complessità della sua vita
quotidiana. Mai come prima di allora è stato possibile leggere la vita degli
antichi, rapportandola agli spazi urbani, al rito, alla vita domestica,
analizzando i complessi intrecci sociali di una città così antica. Una nuova
visione del passato, composta dallo stupore per la riscoperta e dallo sgomento
per la catastrofe eruttiva, ha contribuito a fare di Pompei il sito archeologico
più importante al mondo. La vita della città vesuviana è rimasta sospesa nelle
rovine, nelle sale delle domus e delle terme, nelle suppellettili e nei reperti
organici, nei calchi dei corpi che raccontano un mondo lontano, eppure
vicinissimo. Come tanta arte e letteratura ci hanno raccontato, a Pompei il
presente e il passato si uniscono nell’evocazione di una vita drammaticamente
interrotta dalla tragedia del 79 dopo Cristo, eppure, ancora, velatamente
presente. La moderna archeologia è nata e prospera nel sito vesuviano, dove il
mondo antico ha cominciato a raccontarsi, come un “immenso edificio del
ricordo”.
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Pompei: vasi per la bollitura con lapilli
dell'eruzione. |
Pompei: il bevitore. |
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Santorini-Akrotiri: dipinti murali. |
Santorini: vasi con decorazione pittorica. |
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Pompei: Larario con nicchia. |
Pompei: cassaforte. |
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L'autore nella sala il piacere dell'Otium. |
In un clima culturale
radicalmente diverso, immerso nel pensiero scientifico del XX secolo, la
riscoperta dell’insediamento di Akrotiri a Santorini nel 1967 ha riaperto il
ragionamento sul tema della catastrofe naturale e della scoperta. Circa un
decimo del sito è stato scavato. L’antico centro minoico, distrutto da una
spaventosa eruzione a metà del II millennio avanti Cristo – eruzione che segnò
profondamente gli equilibri sociali e politici del Mediterraneo – ha restituito,
sepolti sotto la cenere vulcanica, edifici, affreschi, ceramiche e forniture
perfettamente conservate. Da quasi 2000 anni. Come a Pompei, i preziosissimi
reperti permettono di resuscitare una civiltà ricca e complessa, evocando allo
stesso modo la catastrofe che ha messo fine alla sua storia. L’eruzione non
causò solo il crollo delle case, ma di un'intera epoca, seppellendola
letteralmente sotto svariati metri di materia vulcanica.
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Pompei: affresco di un giardino
lussureggiante. |
Santorini-Akrotiri: affresco del giovane pescatore. |
La mostra propone un confronto
straordinario e inedito fra i due siti antichi, accumunati da un’identica fine.
Due interi insediamenti umani furono seppelliti dalle eruzioni, con i loro
ideali, il loro credo, le loro culture. Il tema della catastrofe e della
rinascita accompagnerà i visitatori in un sorprendente percorso a ritroso nel
tempo che li immergerà nella Storia, nella Sorpresa e nel Buio, nella Bellezza.
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Particolare dell'affresco soprastante. |
Pompei: calco del cane alla catena. |
Pur con modalità diverse, le due
antiche città rivelano sotto un mantello di cenere l’istante della fine che
diventa elemento d’ispirazione per l’arte. In mostra numerose sono le
suggestioni provenienti da un percorso, quasi parallelo, di opere d'arte moderna
e contemporanea: da Turner a Damien Hirst, passando per Valenciennes, Warhol,
Burri e Giuseppe Penone.
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