Roberto Mosi sulla terrazza con alcuni
dei suoi libri.
Nei giorni della reclusione nelle nostre case, è la terrazza un osservatorio
prezioso sul paesaggio urbano e la vita quotidiana, un luogo, per me, ideale
per lasciare correre pensieri colorati, dal tono nero della tristezza a
quello blu della speranza.
I libri
Il paesaggio lontano, dalla terrazza.
Nella settimana appena passata tre momenti mi sono sembrati centrali, hanno
preso la forma di piccoli progetti: poesie, racconti, fotografie, che ho
condiviso a distanza con altri amici e con associazioni.
Preparazione per la visita
al malato.
Gli operatori diretti alla
casa del malato.
L'accesso alla casa del
malato.
Il primo progetto ha preso forma intorno alla poesia “Straniero fra
gli uomini”, una composizione che esprime la ricerca di un rapporto
con la natura, in questo caso, con gli uccelli che sfrecciano intorno alla
terrazza:
I giorni passano lenti sulla terrazza
aperta su uno spicchio di periferia,
gocce d’acqua sulle stalattiti della grotta.
Lo sguardo curioso insegue voli
nell’aria tiepida di primavera.
Ora lontani sullo sfondo delle case
raccolte sotto la Torre D’Arnolfo
o delle dolci colline di Fiesole
ora vicini alla balaustra di ferro
piena di fiori, gerani e garofani.
Ora conosco il nome di ogni specie
la veste delle loro piume, maschi
e femmine, il modo di far la corte
ora distinguo i loro versi di saluto
e di richiamo, il mattino e la sera.
Ora so come si alzano in volo
l’ondeggiare della traiettoria
nel vento, il fermarsi improvviso
ora non mi sorprende lo scontro
per primeggiare sul rosso dei tetti.
Ormai sono uno di loro sopra
la terrazza invasa dallo stridio
dei voli nel silenzio della città
ormai straniero tra gli uomini
ammutoliti dall’epidemia.
Durante la formazione di questa composizione, ho potuto riprendere dalla
terrazza scene particolari come quella dell’arrivo di una macchina con due
operatori sanitari, un medico e un infermiere, diretti alla casa di un
malato: le foto mostrano la vestizione degli abiti professionali in mezzo
alla strada, il cammino con gli strumenti necessari, l’accesso alla casa
della persona malata. Le foto sono state inserite nella raccolta di immagini
promossa dal Gruppo Fotografico “Rifredi Immagine” per il progetto “Strani
Giorni” e mostrate in occasione della video conferenza settimanale.
Passaggio del bus al
mattino.
Passaggio del bus a
mezzogiorno,
Passaggio del bus alla sera.
Il secondo lavoro si è concretizzato con la poesia “Solitudine”
dedicata al silenzio che fascia la terrazza sospesa sulla strada, percorsa
di tanto in tanto, da un autobus urbano, nessun passeggero a bordo:
Nella città devastata nessun
pensiero per la sua solitudine.
Arriva all’angolo della strada
sfila sotto la mia terrazza
sussurrando piano piano.
Si ferma al semaforo rosso
riparte pensoso per il Centro
alle fermate sale il silenzio
in vestaglia da camera verde.
Compie il giro per le vie mute
sfila ancora sotto la terrazza
per la nuova corsa nella città
con la sua inutile solitudine.
Quattro fotografie dell’autobus che taglia il silenzio della strada, in ore
diverse della giornata, fanno da corredo al testo della poesia.
L’autobus nel suo percorso verso il Centro, subito dopo la terrazza dalla quale
mi affaccio, incontra piazza Donatello con lo storico Cimitero degli Inglesi. E
proprio qui, in questo triste silenzio che invade la città, esplode la Primavera
con la meravigliosa fioritura, fra le tombe, degli iris, il fiore simbolo di
Firenze. In altri tempi, più sereni, ho dedicato a questo fiore, una silloge, “Il
profumo dell’iris”, ed. Gazebo (video di presentazione:
https://www.youtube.com/watch?v=RBxsN5TNLAo
).
“Il profumo dell'iris” di
Roberto Mosi.
Le fotografie riprese da lontano con il tele obiettivo, suggeriscono il fascino
di questo luogo: nella parte alta del Cimitero s’intravede la tomba di Elizabeth
Barrett Browning, la famosa poetessa inglese. Sembra di sentire ancora l’eco
della sua poesia “In quanti modi ti amo”.
Iris al cimiteri presso la tomba
Elizabeth Barret
Browning.
La terrazza è stata infine il luogo da dove mi sono collegato con l’artista
Valerio Giovannini (www.valeriogiovannini.com), per dare vita con immagini
animate – nell’ambito del progetto “Onirografie Covid 19” promosso
dall’associazione Circoloko - al racconto di un mio sogno “La Grotta
delle Ossa”, un sogno, come si può vedere, pieno di incubi (video:
https://www.youtube.com/watch?v=eTfz2FC6Ia4).
“La Grotta delle Ossa” di
Roberto Mosi:
onirografia.
E in questa difficile stagione, non poteva essere altrimenti.
Dalla terrazza: signore col cagnolino.
Passano i giorni,
Il silenzio della strada,
Dalla terrazza una vedetta pennuta.
Il sogno “Grotta delle Ossa”
“Sono sulla barca del villaggio di Capo Palinuro, si dirige alla Grotta delle
Ossa, il nome da tanti naufragi, a cominciare da quello di Palinuro, il compagno
di Enea caduto in mare per il richiamo delle sirene. Davanti alla grotta
l’invito a gettarsi in acqua. Carola, la guida del villaggio, le forme di una
sirena, è subito in acqua, nuota alla testa di un gruppo di entusiasti. Io
scendo in acqua con i miei tempi, quando arrivo alla grotta non c’è più nessuno.
Pieno di paura, mi impongo di rimanere calmo, raggiungo una vicina lingua di
spiaggia, alla base dell’alta costiera. Sono seduto sulla sabbia, le spalle agli
scogli, le onde che mi bagnano i piedi, urlo per richiamare quelli della barca,
risponde l’eco della mia voce. Il tempo passa, sento il tonfo dei sassi che
cadono dalla scogliera. Vedo ora il sole che scompare in un incendio di luce
rosso sangue. Paura profonda, nera, sono un naufrago abbandonato, come Palinuro,
il nocchiero di Enea. Sorge la luna, pallida, il mare sale sulla lingua di
sabbia, la marea. Un’onda lunga m’investe … Mi sveglio pieno di brividi. La
televisione parla del numero dei contagiati di oggi … “
articolo
24/04/2020 Firenze: Terrazza con vista. Poesia e fotografia