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Le mitologie interiori
nell'oltre canto di Menotti Galeotti

Mercoledì 22 aprile 2009 alle ore 16,30 presso il Centro Anziani del Polo sociale, da poco ristrutturato, del fiorentino Quartiere 2, si è svolta la presentazione dell’ antologia Oltre canto e della silloge Mitologie interiori di Menotti Galeotti. Insieme a molte copie della cospicua produzione letteraria dell’A., felicemente attivo dagli anni ’90, queste due recentissime opere di poesia erano esposte in vendita nell’intento di raccogliere fondi per il Progetto Onlus CiemmeEsse “Girotondo per il Meyer”, le cui finalità nell’ ‘ouverture’ della serata sono state illustrate dal Presidente Boccalini alla platea gremita di amici, poeti, critici ed estimatori del Galeotti.

Al centro il poeta Menotti Galeotti tra il prof. Rodolfo Tommasi e Anna Maria Guidi presentatrice delle opere poetiche.

Il Prof. Rodolfo Tommasi, raffinato poeta, saggista, giornalista e musicologo, nonché docente di Storia del Teatro, la cui intensa attività pluriculturale data dai primi anni ’60, ha incantato tutti con l’estensiva profondità della sua disinvolta raffinatezza esegetica, svolgendo un maieutico profilo del Galeotti, di cui ha seguito dagli esordi all’oggi il versatile excursus letterario, articolato in una ventina di pubblicazioni di prosa e poesia.

Galeotti ha quindi personalmente letto alcune liriche tratte dall’ultima silloge Mitologie interiori, introducendone così miratamente il commento effettuato da Anna Maria Guidi che – appoggiandosi spesso alla diretta del versi – ne ha ripercorso la “poesia necessaria” alla “saggezza dell’amore”, ‘annidata/annudata nell’incoercibile/incorruttibile materia del sogno, dinamico “scrigno” dove per epifanici engrammi, aenigma et fragmenta ogni personale storia e memoria è de-locata e sospesa in amniotiche tras-figurazioni’ che di “parvenze” hanno salvifica sostanza’. ‘Chinando “dall’alto la fronte” come “uno dei tanti/fulminati dalla fuga di Dio” come nella caproniana, serenante accettazione senza rassegnazione, l’Autore disperde infatti la quotidiana ontologia del dolore e del clamore, della perdita, dell’assenza e della nostalgia, nel suo oniroide realismo neoleopardiano dove “un passato remoto certo più felice”, innamorato d’innocenza nel sabato del villaggio vitale, ritorna nelle crepuscolari evocazioni della coscienza, in “vana attesa” della domenica tradita, sconfitta, perduta nell’ “inganno” d’una matura orfanezza in balìa dell’attualità malìosa del nostro vittorioso occidentalismo, “unto di superbia” e di guerrafondaia volontà di onnipotenza che travolge proprio i più deboli e indifesi’. ‘Assorta e fissa nel fluttuante vuoto di quella remota attesa che “preme dentro” il suo spazio d’anima’ – ha fra l’altro detto la Guidi – ‘l’amatissima figura del padre ritorna in avanti come il vigile arconte di Benjamin additando la maturità del passato nell’infanzia del futuro dalla/sulla “via di Camparca”, l’infantile “sentiero amico” da ripercorrere a rébours con mite fermezza e fierezza per risalire a rivedere le stelle della speranza “dalla luce al tramonto” del “rapido ciclo” della vita’. ‘Benedetta nel passaggio/viaggio in “ogni giorno” ’ – ha concluso la Guidi – ‘è quella mutua, av-vicendevole attesa di speranza che “chiude la finestra all’inganno” dell’orrore della morte, non più “signora dal tragico profilo” per ognuno “in agguato sul cuscino” ma francescana “sorella” che si risveglia spalancata e liberata d(alla) verità dell’amore, seme, segno e “oltre canto” del sogno della grande poesia che ripara e ricrea “oltre il vero” la memoria d’ogni storia, appesa e sospesa alla rimpianta puerizia e purezza di quel fuggitivo, primitivo “tempo/dei giochi e affetti” pronto a vivere ancora in una “nuova stagione serena” in cui, fra “orizzonti e approdi”, accogliendo e allelujando, “il futuro si attende col sole”.

La poetessa e critico letterario Anna Maria Guidi.

Il Prof. Rodolfo Tommasi, poeta, saggista, giornalista e musicologo, e docente di Storia del Teatro.

Il poeta ha poi letto altre liriche della silloge prima di rendere parola alla Guidi per la presentazione di Oltre canto: una mirata selezione antologica che – ha detto la Guidi – ‘nella a-sequenziale contaminazione distributiva dei vari testi tratte dalle 6 sillogi pubblicate dal 2000 al 2006, attua una evolutiva ri-organizzazione del pensiero poetante di Galeotti nel metastorico divenire di uno stesso spartito’. ‘Gli 11 movimenti dell’antologia orchestrano infatti’ – ha proseguito la Guidi – ‘l’incompiuta novità di 11 specchi d’anima in cui l’Autore trasfonde le oniriche mitologie di tutte quelle intimità psicoaffettive sommerse nel precario tracciato della memoria, fluidamente sorprese e sospese in altrettante epifaniche epigrafi di parole che hanno/sono il passo lieve del sogno, anarchico custode degli arcani segreti dell’anima’. In fuga – ha continuato poi la Guidi – ‘dalla de-sensata attualità del tempo presente, svuotato di stupore e timore, amore e pietà, l’Autore salva dal naufragio la sua “prima vita col sole nel viso”, gaudiosamente protesa ad infinite speranze e indefinite mète, sfogliandola annebulata nelle nomadi chimere del sogno, là dove “la ragione non penetra” e dove “frugare è gioco/innocuo/di immagini segrete” arretrando per avanzare con passo lieve, come in un film girato à rebours alla moviola, verso la gaudiosa innocenza della remota isola dell’infanzia, perduta nell’urente e furente viaggio dell’umana avventura esistenziale’.

Anna Maria Guidi festeggia il poeta Menotti Galeotti, visibilmente soddisfatto, al termine della serata

‘Erede e mentore’ – ha concluso la Guidi – ‘delle orme impresse dall’amato padre sulla ripida strada di Camparca (compresente ‘topoi’ della poesia menottiana, con la stessa schiva fierezza e quieta fermezza Galeotti avanza verso dopo verso allungando il passo per raggiungere la magica mèta smarrita negli adulti affanni e inganni della vita, prima della irrinunciabile notte sempre più vicina: placido nulla a nuova alba risorto dai semi d’amore effusi da quella sua ritornante presenza che continua a vivere nelle mute stanze del sogno, di cui l’opera delle parole ha ed è mutuo specchio; le parole che, coltrate e decantate, non svelano quel che di vero si nasconde nella loro flebile eternità, eppur sono necessarie, mutanti persistendo nelle mute stanze di ogni opera per intra-vedere il novum verum di quel sogno che dilata il passato accogliendolo, compresente e immanente nell’ “oltre canto” della grande poesia’.

Dopo altre letture di specifici testi di Mitologie interiori per gentile richiesta di alcuni presenti, con il quale il poeta si è affabilmente intrattenuto a colloquio, Rodolfo Tommasi ha brevemente concluso la felice serata di poesia fra gli ammirati applausi del pubblico; ma l’incontro si è protratto con altrettanto consenso davanti alla deliziosa ‘apericena’ allestita in collaborazione con gli attivissimi operatori del Centro anziani, impegnati a gestire con sorridente cura e disinvoltura, l’estemporaneo buffet.

Parte del pubblico presente in sala.

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