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Bruno Ulcigrai
e la sua penna in bianco e nero

Mostra all'Itis di Trieste

dal Catalogo

Che soltanto negli ultimi tempi è diventata quasi esclusivamente una penna (o pennarello). Bruno Ulcigrai, infatti, si può definire artista a tutto tondo, che spazia dalla pittura, il disegno, la scultura fino anche alla caricatura.

Classe 1922, Ulcigrai nasce a Trieste da una famiglia numerosa di sei fratelli, di cui sopravvivono soltanto il maggiore, Silvio, e Bruno, ultimo nato. Tra i due ci sono 10 anni di differenza e caratteri completamente diversi. Il primo è più portato per gli affari e si dedicherà fino al 1969, anno della sua morte, al commercio del pesce; mentre Bruno ama la pittura e gli aeroplani. Da piccolo disegna tutto ciò che può interessare un bambino a cavallo tra gli anni Venti e Trenta: navi da guerra, monumenti ai caduti e soprattutto aeroplani, la sua passione. Inizia da giovane a studiare pittura e disegno con Walter Falzari per poi e passare alla scultura con Giovanni Spagnoli.

Diventa quasi subito membro del Circolo Artistico Triestino, che raggruppa tutti i più importanti pittori di Trieste e dintorni, dove scambia pensieri e opinioni coi colleghi e diventa amico del vignettista Renzo Kolmann.

Dopo il 1945, Bruno realizza l’altro suo sogno, volare, e fa gli esami per il primo e il secondo brevetto, ovvero quello che gli permette di portare passeggeri a bordo. Diventa pilota civile e, per un periodo, accompagna turisti e tutti coloro che vogliono ammirare Trieste dall’alto nei giri panoramici del golfo.

Ciò che caratterizza l’arte e lo stile di Bruno Ulcigrai sono l’innato istinto d’improvvisazione unito alla sua irrefrenabile fantasia, che lo portano a tenere piccole tele e foglietti sempre a portata di mano e la penna/pennarello in tasca. Anche se in passato ha copiato, per esercizio, parecchi quadri di pittori cinque-secenteschi, adesso Ulcigrai lavora affidandosi esclusivamente alla sua emotività. Il fruscìo di un albero, un sorriso, la solitudine di una via, il clamore di un gruppo di amici, una visita medica, il cappello di una donna anziana, gatti dispettosi. Ogni cosa viene registrata dalla sua memoria visiva. E prima di andare a letto i particolari vengono trasposti e fissati su un pezzo di carta più o meno grezzo. A volte ripassa le linee con la punta delle dita immerse nella pittura acrilica. L’uso del bianco e nero rivela un animo fortemente tormentato, che contrasta con l’immagine serena che Bruno ha mantenuto. Persino i suoi Post-it raccontano brevi e condensate storie, in cui inserisce con grande ironia anche se stesso (si disegna spesso, da solo o vicino a qualcuno).

“Fin da piccolo – racconta Ulcigrai – quando ero contrariato disegnavo. La pittura è tutta la mia vita. Se non mi arrabbio lo devo ai disegni e al desiderio di non mollare mai le immagini”. Pensiero assai profondo. Alcuni suoi quadri sono realizzati addirittura senza mai staccare la punta della penna dal foglio. Altri invece rassomigliano alle macchie del Rorschach. Quelle di Bruno, però, delineano il soggetto in modo che alla fine, magari fotografando il foglio, il significato risulta netto ed evidente.

Attualmente Bruno si è trasferito all’ITIS, l’azienda pubblica per i servizi alla persona (da poco rimessa a nuovo), dove alloggia in un appartamentino in regime privato per stare vicino alla moglie che non sta bene. Insieme da una vita, non se l’è sentita di lasciarla sola e l’ha seguita nella casa di assistenza (ma la moglie abita al piano di sopra nella sezione femminile). Ebbene, questa ennesima esperienza di vita, ben lungi dal deprimere il Nostro, ha dato vita a una serie sterminata di bozzetti, caricature, quadri, disegni di ogni tipo. E l’Itis, non essendosi mai trovato di fronte una persona del genere, non solo ha organizzato un’autentica mostra con una cinquantina delle sue opere nell’atrio centrale antico del palazzo, ma ha addirittura deciso di dedicargli uno studio personale, per permettergli di creare e proseguire il suo lavoro senza sentire più la mancanza degli altri tre studi di casa, Grado e montagna. Un vero onore. Bruno minimizza, modesto e bonario com’è, ma segretamente è molto fiero dell’offerta. E chi non lo sarebbe?

“Ci sono ancora tanti quadri da fare, imbastire e dipingere, – dice Bruno – ma ho un piccolo desiderio, che forse uno dei prossimi giorni realizzerò di nascosto da tutti: farmi un giretto in Vespa e andarmi a godere il mare dall’altopiano”.


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