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Intervista a Francesco Alberto Giunta
“Quali sono le
motivazioni, i dati di fatto per i quali uno scrittore, autore di opere
pubblicate da Editori maggiori o minori o sconosciuti, potrà essere annoverato
nella Storia della letteratura (narrativa, poesia,teatro) nella storia della
critica o Storiografia o della Scienza (es. Rita Levi Montalcini) o dell’Arte, o
delle scienze umane? Attraverso quali metodiche?”
La domanda
scaturisce da una inchiesta interdisciplinare a largo raggio proposta dalla
redazione di “Punto d’incontro”.
in: “Punto d'Incontro”, nr. 2 / 2011
Francesco Alberto Giunta, scrittore e critico letterario ha così
risposto.
Bella domanda
quella messa a punto dalla Redazione di “Punto d’Incontro”, ma di difficile
logica soluzione in quanto tutti (o quasi tutti) gli autori di un riconosciuto
spessore artistico e di una profonda umanità meriterebbero di essere in qualche
modo riconosciuti dal popolo dei “non addetti ai lavori” e, quindi, trovare una
loro collocazione nel libro della grande “Storia della Letteratura” di
ogni nazione e in una “Summa” in quella “Storia Universale delle
Letterature”.
Non conosco
nessuna regola o “metodica” e non ne vedo la ragione. Mi rendo conto, tuttavia,
che sarebbe un lavoro certosino, praticamente irrealizzabile; quindi, si
muterebbe in una ipotetica, vana chimera impossibile da materializzare così come
è avvenuto all’estroso Giovanni Papini che voleva conoscere e descrivere ogni
voce/logos dell’immenso mare dello scibile umano. Riconosco, però, che la
domanda merita un tentativo di risposta e, pertanto, a mio avviso una nuova
coraggiosa e imparziale (non saprei dire quanto) “Storia della Letteratura”
dovrebbe annotare i nomi di grandi uomini (e donne), di ogni tempo e di ogni
sapere e arte, che si siano distinti soprattutto sia per un acuto spirito
artistico o per un geniale sussulto creativo nel proprio campo d’azione, sia
per profondità di pensiero nonché per uno scoperto umanesimo visibile da
ognuno. Se una Storia della Letteratura deve esistere ed essa materialmente non
può contenere proprio tutti i personaggi che sono stati assoluti araldi di
cultura, di scienza e d’arte, che con le loro invenzioni geniali, le loro
originali ricerche nel campo della fisica e della conoscenza del cosmo oppure
nell’immaginario e nella stilistica del bello, hanno fatto grande un popolo e
una Nazione, però non dimentichiamoci di ricordare tutti (ma proprio tutti)
quegli uomini e donne che hanno popolato il mondo di parole e opere dirette
verso la pace, la fratellanza di tutti i popoli senza alcuna distinzione in
fatto di lingua, di etnia e di religione. E sarebbe già un bel risultato. Quanto
agli autori di libri, segnatamente di scrittori, narratori, poeti e saggisti è
da evidenziare il rammarico che non tutti (direi la maggior parte di essi)
potranno essere accolti nel gran libro della Storia della Letteratura e le cause
sono molteplici. Tra le più note scaturiscono essenzialmente: dall’eccessivo
numero di emergenti scrittori che premono per la pubblicazione dei loro testi e
dalla frantumazione del mercato del libro per la massiccia presenza di editori
(anche alcuni senza una specifica competenza ed esperienza) che non consente una
serie, accurata selezione dei testi sottoposti alla lettura della commissione. A
parte le altre concause (privilegio acquisito di fatto dalle più importanti Case
Editrici, forti dei soliti rinomati nomi di autori già riconosciuti nel mondo
culturale e maestri consumati nella distribuzione del libro e nel “battage”
pubblicitario), risulta molto arduo discernere il libro che si fa leggere
da quello che legge se stesso.
Comunque sia: se
è vero, come è vero, quanto scritto, che i libri sono pazienti e se valgono
qualcosa sanno attendere e di solito vivono più a lungo sia dei loro autori sia
di quanti li hanno ignorati o riconosciuto come “un buon libro”, allora
non ho nulla da aggiungere.
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